Cuori che accolgono, a tempo di musica
Da oltre vent’anni molte famiglie di ragazzi diversamente abili hanno trovato accoglienza e sostegno nella parrocchia di Ripalta Cremasca (CR), grazie a don Franco Crotti e alla generosità di due musico-terapeute e di tanti volontari. Perché ciascuno sia accettato nella propria unicità.La sala affrescata della casa parrocchiale per accogliere con le note di un pianoforte a coda bambini con bisogni speciali. E, poco distante, un oratorio colorato e con un grande giardino per far passare alcune ore di serenità ad adulti autistici o con altre patologie, che si ritrovano qui due volte a settimana con educatrici volontarie.
È la proposta che da oltre vent’anni ha stretto un’intera comunità attorno a famiglie di diversamente abili anche grazie a don Franco Crotti, 71 anni, parroco di Ripalta Cremasca, Ripalta Guerina, Bolzone, S. Michele e Zappello, alle porte di Crema, e a diversi volontari fra i quali le musico-terapeute Paola Beltrami e Simona Ghezzi, che offrono la loro professionalità a bambini che a diversi livelli hanno bisogno di essere sostenuti. «Fin dal mio primo incarico da giovane parroco, molti anni fa quando ancora non mi trovavo a Ripalta – racconta don Franco – mi capitò di incontrare un ragazzo diversamente abile che non avevo mai visto in oratorio. Gli chiesi chi fosse e perché non lo conoscessi. Mi rispose che raramente usciva di casa. Cominciai ad andarlo a prendere perché facesse amicizia con altri ragazzi in oratorio; pian piano altri giovani ciechi, sordi e con varie patologie cominciarono ad avvicinarsi alla parrocchia».
Arrivato a Ripalta Cremasca all’inizio del 2000, l’incontro con alcune famiglie di minori disabili lo ha portato ad offrire subito degli spazi in parrocchia per favorire l’incontro e il sostegno di queste persone e a creare un gruppo di animatori che si facessero carico dell’organizzazione di cinque settimane di ‘grest’ estivi anche per offrire ristoro ai genitori caregivers. Così è nata l’associazione di famiglie “Diversabilità” con sede nella parrocchia e guidata dalla scrittrice e attivista Giovanna Barra, già assessore al terzo settore e alle pari opportunità del comune di Crema e madre di un ragazzo diversamente abile, come lei stessa ha raccontato nei libri Nel fantastico mondo di Alberto (2003) e Qualcosa di me (2015). «Conobbi Giovanna nel 1998 – racconta la musicoterapeuta Paola Beltrami – nella consulta per l’handicap del comune di Crema della quale entrambe facevamo parte. Don Franco ci offrì la sala più grande della casa parrocchiale e ci comprò un pianoforte: abbiamo iniziato le sessioni nel novembre 2000 e in tutti questi 24 anni né don Franco né i parrocchiani ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Grazie ai fondi raccolti abbiamo fondato l’associazione con cui abbiamo realizzato diversi progetti di sostegno». Come talvolta avviene nell’incontro con la malattia, l’accoglienza del singolo diventa generativa per un’intera comunità che impara a sostenere i più fragili e le loro famiglie. «Fin dall’inizio – rimarca Beltrami – abbiamo offerto a questi bambini lo stesso sostegno che davamo nei nostri studi professionali e con lo stesso coordinamento con gli specialisti di neuropsichiatria, dei servizi sociali e della scuola:
don Franco ha sempre voluto che per le famiglie di questi bambini fosse un aiuto gratuito, oltre che professionale,
mentre tutti gli altri danno quello che possono. È un prete dal cuore grande e tenace, che ha sempre avuto a cuore la disabilità. Ha formato gli adolescenti che al ‘grest’ si prendevano cura dei bambini diversamente abili, lui stesso andava a prendere i bambini a casa se i genitori non potevano accompagnarli. È sempre stato molto presente e pronto a metterci a disposizione tutto quello di cui avevamo bisogno». Dopo aver avuto due bambine, nel 2004 Beltrami ebbe altre due gemelle e durante quella gravidanza venne sostituita da Simona Ghezzi, docente di filosofia in un liceo di Monza e musico-terapeuta, che da allora non è mai mancata. «A qualcuno sembrerà strano che da vent’anni tutti i sabati mattina faccia un’ora di macchina ad andare e una a tornare per un’opera di volontariato – sorride Ghezzi – eppure per me è diventato un appuntamento irrinunciabile, dal quale traggo grande arricchimento personale e professionale. Penso a una bambina di sei mesi con la sindrome di Down che in quei primi anni accolsi con un’improvvisazione musicale: oggi ha 18 anni e, come per altri di questi ragazzi, mi considera parte della sua famiglia. Quella che abbiamo intrecciato in questi anni a Ripalta Cremasca è una storia di legami, che non si può capire al di fuori dello spirito con cui è nata questa comunione di intenti: la condivisione delle fatiche di essere genitori di bambini con varie patologie e l’incontro con un prete particolarmente attento e sensibile a questa condizione.
Don Franco ha saputo educare un’intera comunità a prendersi cura della fragilità: è un uomo che agisce senza mai cercare i riflettori.
Come accade alle persone mosse dalla passione per quello che fanno, risulta invisibile anche se poi le sue azioni sono così significative che provocano dei cambiamenti».
Come nel granello di senape evocato dal Vangelo (Mc 4, 26-34), oggi sono alcune decinei giovani diversamente abili tra i 3 e i 30 anni che frequentano l’oratorio insieme ai ragazzi normodotati: alcuni frequentano il mercoledì e il giovedì con Paola Beltrami e il sabato con Simona Ghezzi ed Elisa Carrera le ore di musico-terapia, mentre altri vengono accolti in altri due giorni della settimana da due giovani volontarie, Claudia Dente e Tiziana Tangottini, grazie alle quali svolgono attività artistiche e manuali. Don Franco va e viene dall’oratorio accogliendo i ragazzi e le loro famiglie, energico e sorridente, il telefono sempre a portata di mano.
«Noi qui accogliamo tutti – chiosa – e cerchiamo di vivere il mandato evangelico secondo cui la carità non deve avere confini».
(di Manuela Borraccino – foto gentilmente concesse da Paola Beltrami)