2 Dicembre 2015

Don Francesco, da 33 anni contro la “cultura dello scarto”

Don Francesco Pati, 60 anni, responsabile delle strutture di accoglienza della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, è il fondatore dell'associazione "Santa Maria della Strada". Ne beneficiano senza fissa dimora, ragazze madri, carcerati, extracomunitari, minori abbandonati, anziani lasciati soli.
DON FRANCESCO PATI - MESSINA
Come convertirsi? Innanzitutto rinunciando ai nostri pregiudizi verso chi ci circonda: perché se non giudichiamo chi fa un pezzo di strada con noi, entriamo in quell’ “amore che porta le persone al cambiamento”. È lapidario don Francesco Pati, 60 anni, responsabile delle strutture di accoglienza della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, fondatore dell’associazione “Santa Maria della Strada”, sul “grande lavoro che andrebbe fatto in ciascuno di noi” durante il Giubileo della Misericordia. Da 33 anni si dedica ai senza fissa dimora, alle ragazze madri, ai carcerati, agli extracomunitari, ai minori abbandonati, agli anziani lasciati soli.
A tutti quei rappresentanti della “cultura dello scarto” che nel magistero di papa Francesco dovrebbero costituire l’opzione preferenziale della Chiesa. Attualmente più di 150 persone accolte nella sola diocesi messinese.
“Mi sento confermato dalla testimonianza personale di papa Francesco – aggiunge il sacerdote – Dal suo esempio traggo tanta forza in questo servizio: siamo uomini, abbiamo tutti bisogno di essere sostenuti sia dal capo della Chiesa che dalla preghiera personale e dei nostri fedeli. Come ha detto Gesù: Senza di me non potete fare nulla”. Il fatto è che, dice don Francesco, “se non ci sporchiamo le mani non possiamo purificarci”.
“Quando il Papa ci ha ricordato che dobbiamo essere pastori con l’odore delle pecore – spiega – ho pensato proprio a quante volte, nei primi anni, avessi una grande difficoltà a lavare quelli fra i nostri ospiti che spesso arrivavano sporchi al punto che nessuno di noi aveva il coraggio di avvicinarli.
Solo quando ho fatto quello che mi riusciva difficile sono riuscito a trascinare anche i miei collaboratori. E ho capito che Dio non si tappa il naso quando sente il nostro odore: solo facendo esperienza del suo amore, possiamo imparare ad amare queste creature, che sono immagine riflessa di quel Qualcuno a cui crediamo e che abbiamo scelto come tutto. E questo anche quando vediamo che non riusciamo a recuperare, nonostante tanto impegno, certe situazioni di degrado: bisogna rispettare la libertà dell’altro. L’amore è rischio, no?”
(testo di Manuela Borraccino – foto di Francesco Zizola)
2 Dicembre 2015
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