La “sorpresa” di Bologna: memoria, partecipazione e cultura
Maestranze, comparse, attori, scenografi: centinaia di volontari hanno partecipato alle riprese del film su padre Olinto Marella (1882-1969) prodotto nel 2021 dall’arcidiocesi di Bologna con il contributo di aziende e cittadini bolognesi.Il cinema come strumento di partecipazione e non solo di produzione culturale. È il risultato del film su padre Olinto Marella (1882 – 1969) prodotto nel 2021 dall’arcidiocesi di Bologna con il contributo di diversi soggetti pubblici e privati su impulso dell’ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro, guidato dal parroco 45enne di santa Maria di Calderara di Reno don Paolo Dall’Olio. Un progetto di crowdfunding al quale hanno aderito imprenditori e singoli donatori e che è stato «contraddistinto da un grandissimo coinvolgimento» di giovani e di maestranze, racconta don Paolo, uniti dalla passione per il cinema e che hanno scoperto un personaggio di rilievo legato alla loro città. A Bologna infatti soltanto gli anziani ricordano ancora questo umile sacerdote morto in fama di santità nel 1969, beatificato il 4 ottobre 2020 dal cardinale Matteo Zuppi che ha accettato lui stesso di partecipare alle riprese interpretando un personaggio in una delle scene finali del film.
La proposta culturale nuova nei contenuti e nel metodo di realizzazione trainata dal film La sorpresa. L’eccezionale storia di Padre Marella firmato dal regista Otello Cenci è nato quasi per caso dalla rievocazione di un altro personaggio molto caro alla Chiesa bolognese.
«Nel 2018 celebrammo il sessantesimo anniversario dalla morte del giovane sindacalista bolognese Giuseppe Fanin – spiega don Paolo – ucciso nel 1948 ad appena 24 anni per il suo impegno in Azione cattolica e nelle Acli, e del quale è in corso la causa di beatificazione. In quell’occasione ci venne in mente di scrivere una pièce teatrale per ricordarlo e un cortometraggio. Il cinema e il teatro attraggono tante persone e sono delle forme artistiche molto amate dai giovani, che infatti sono accorsi numerosissimi quando abbiamo voluto rievocare la figura emblematica di un altro grande santo dei nostri giorni, giunto a Bologna dal Veneto attraverso tante vicissitudini di vita: il padre Marella». Così in oltre 250 volontari, tra comparse, scenografi, costumisti, operatori della logistica, truccatori, hanno risposto alla nuova “Chiamata alle arti” formulata dall’arcidiocesi con un’operazione di casting popolare e messa a segno con il passaparola nel 2020, in piena pandemia.
Perché la storia di questo prete a cavallo di due secoli e che è sopravvissuto a due guerre mondiali ha attratto così tanto? «Prima di diventare un grande santo della carità e un paladino degli orfani e degli sbandati – ricorda don Paolo – padre Marella è stato un precursore del rinnovamento conciliare. Proprio per aver affermato il primato della libertà e della coscienza nella formazione della persona era stato accusato di “modernismo” nel linguaggio della Chiesa dei primi del Novecento, e per questo sospeso dal sacerdozio per 16 anni. Solo nel 1925 era stato riabilitato e aveva ripreso a insegnare storia e filosofia a Bologna. Ancora oggi una statua lo ricorda come il prete mendicante, con il cappello teso, in un angolo delle strade per mandare avanti la sua “Città dei ragazzi”. I giovani, così naturalmente aperti al senso dell’infinito e alla radicalità, sono rimasti folgorati dalla sua forza, dal suo coraggio, dalla coerenza che ha dimostrato con gli ideali del Vangelo: è un uomo che ha sempre pagato fino in fondo il prezzo delle scelte che ha fatto nell’andare controcorrente».
La partecipazione non ha riguardato solo il versante cinematografico. Il costo di 150mila euro per le maestranze e la produzione esecutiva a cura di Made Officina Creativa è stata finanziata per metà dall’arcidiocesi di Bologna, una delle più virtuose di Italia anche grazie all’oculata gestione dell’azienda di cancelli automatici FAAC, e per l’altra metà da una campagna di raccolta fondi capillare che ha visto aderire la Fondazione Cassa di risparmio, il Comune, diverse aziende e tantissimi cittadini. «Chi ha donato dieci euro – ricorda don Paolo – chi procurava le sedie per le comparse o dei vestiti degli anni Quaranta, chi portava del caffè caldo sul set tra una scena e l’altra: tutti in qualche modo hanno contribuito». Ma la vera eredità che la ricostruzione di questa vita straordinaria ha lasciato è stata un cambio di visione nello sguardo delle persone che hanno partecipato a questo progetto. «In molti – dice don Paolo – ci hanno raccontato di essersi sentiti interpellati dall’esempio di padre Marella. È stata davvero un’avventura fuori dall’ordinario».
E adesso? «Adesso basta film» dice don Paolo scoppiando a ridere. «Sono tornato a fare il parroco, a occuparmi di catechismo, centri estivi, cura delle famiglie e Sacramenti». In realtà l’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro diretto da don Paolo promuove anche una scuola di formazione sociopolitica e aderisce al progetto di formazione online Immischiati, promosso dalla Conferenza episcopale italiana per aumentare il tasso di partecipazione alle organizzazioni della società civile e attualmente frequentato da oltre 6500 italiani di tutte le età ed estrazioni. «Penso ci sia un grande bisogno di partecipazione – chiosa don Paolo – alla politica nel senso ampio del termine, attraverso l’impegno in tante organizzazioni di volontariato nelle quali far sentire la nostra voce, far vivere i valori in cui crediamo attraverso ciò che facciamo».
(Manuela Borraccino)