6 Febbraio 2024

Ludopatia, usura, violenza: se ne esce solo in rete

Cosenza-Bisignano: in un territorio dove la dipendenza dal gioco d'azzardo, l'usura e la violenza tra le mura domestiche rappresentano emergenze sociali importanti, la comunità diocesana ha scelto di intervenire, coinvolgendo le altre realtà del territorio in una virtuosa rete di collaborazione. L'impegno dei volontari - ci spiega il direttore Caritas don Bruno Di Domenico - naturalmente è essenziale.

Gioco d’azzardo, usura e violenza domestica. Sono drammi spesso collegati tra loro e non di rado sottovalutati, le cui vittime con la pandemia da covid sono vertiginosamente aumentate. Nell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, che conta circa 400 mila abitanti e 132 parrocchie, si tratta di fenomeni molto diffusi: nella provincia di Cosenza nel 2021 sono state effettuate giocate per 637 milioni di euro, una somma che l’ha resa la provincia calabrese con la spesa da gioco più alta. La regione Calabria si colloca al nono posto per le giocate online e al decimo posto per il gioco fisico. Emergenze da affrontare, dunque, come rileva l’analisi condotta attraverso la mappatura del territorio e la lettura dei dati provenienti dai centri di ascolto Caritas, dagli sportelli della Fondazione antiusura don Carlo De Cardona e della Fondazione antiviolenza Roberta Lanzino.
Da qui il progetto Caritas per il 2024 dal titolo “Rischi nascosti tra gioco d’azzardo e violenza domestica“, finanziato con fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.
“Contiamo di partire a febbraio – annuncia don Bruno Di Domenico, direttore della Caritas diocesana, 52 anni -; tra le dipendenze, il gioco d’azzardo è la più diffusa ed è trasversale ad ogni età: dai bambini agli adulti che hanno perso il lavoro, fino agli anziani con una pensione che non permette loro di sopravvivere. I minori entrano nei bar per comprare le patatine e poi ci trovano la pubblicità del Gratta e vinci. Ancora più allarmante quanto succede dai tabaccai, nella media e grande distribuzione: alla cassa propongono di acquistare Gratta e vinci o biglietti della lotteria, mentre l’utente è in fila per pagare altri beni. Si aprono centri scommesse senza rispettare le distanze da scuole, oratori, associazioni giovanili. La corresponsabilità è molteplice, a partire dai Monopoli di Stato, e

l’emergenza può essere affrontata solo facendo rete; non basta solo incoraggiare!”

“Il nostro lavoro è partito sette mesi fa – continua Ivan Disi, ingegnere, 33 anni, collaboratore Caritas nei centri di ascolto – e possiamo affermare che esiste una stretta correlazione tra i fenomeni citati. Un disturbo come la dipendenza da gioco comporta, innanzitutto, gravi problemi economici, legali, e relazionali (con la famiglia, i parenti e gli amici), per poi sfociare nel rischio di altre dipendenze e nella depressione, fino ad arrivare a forme di abusi, violenza fisica e psicologica, e, nei casi più estremi, a omicidi e suicidi. In diversi casi la malattia dei giocatori d’azzardo porta a violenze domestiche e a una spirale di bugie per mascherare la propria dipendenza. Tra le mura domestiche, ci comunicano gli utenti, si consumano violenze di diverso tipo: fisica, psicologica, sessuale, economica, atti persecutori, maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione, ingiuria o diffamazione, lesione della privacy, allontanamento dalla casa familiare, costrizione o induzione al matrimonio, deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn). Le motivazioni che portano a trascinare comunque nel tempo (tra i cinque e i dieci anni) rapporti tossici in cui questi abusi hanno luogo, sono diverse e si legano tra loro: uno dei deterrenti é la presenza dei figli o l’amore per il partner, le sue promesse, la speranza che la situazione cambi oltre al senso di colpa per la violenza subita e la lesione dell’autostima. La mancanza d’indipendenza economica, poi, è uno dei motivi per cui le donne, anche se si sottraggono a relazioni violente, alla fine poi ritornano, non avendo alternative.

Uscire dall’isolamento e avere un lavoro è essenziale per le donne che hanno subito violenza

e le istituzioni civili e religiose possono sostenere questo percorso verso l’indipendenza economica”.

“L’obiettivo generale del progetto – spiega Federica Casciaro, 30 anni, servizio civile in Caritas – mira a fornire una risposta al bisogno emerso, mettendo in atto azioni di educazione, prevenzione e di contrasto al dilagare del gioco d’azzardo, del sovra-indebitamento e dell’usura da un lato, e dall’altro per frenare la violenza domestica. Abbiamo previsto l’organizzazione di eventi pubblici, convegni, attività formative e informative con i giovani degli istituti superiori, coinvolgendo anche le istituzioni civili e i centri per anziani presenti sul territorio. Per contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo, intendiamo avviare un corso di potenziamento (20 ore) per gli operatori delle Caritas parrocchiali, fornendo gli strumenti idonei al riconoscimento e al contrasto del fenomeno della ludopatia, specializzando 3 presidi dei 15 centri d’ascolto parrocchiali in 3 diverse foranie della diocesi: Paola, Acri ed Amantea. Inoltre gli operatori della Fondazione anti-usura don De Cardona ci affiancheranno negli incontri nelle scuole, nei centri per anziani e nelle parrocchie e nella realizzazione dei convegni previsti da progetto: uno nella giornata di san Matteo, patrono delle Fondazioni anti-usura, e l’altro a conclusione del progetto. Per quando riguarda, invece, la violenza domestica prevediamo la promozione del fondo Ruth di Caritas Italiana per il sostegno economico alla vittima, la possibilità di alloggi sicuri emergenziali e di tirocini lavorativi. La Fondazione Roberta Lanzino curerà il supporto psicologico e legale delle vittime di violenza, fornendo l’accompagnamento nelle stesse strutture individuate come alloggi sicuri emergenziali in attesa d’inserimento nelle case protette. Infine prevediamo il coinvolgimento della rete territoriale nei presidi sanitari pubblici e le strutture specializzate presenti sul territorio”.

“Altro sostenitore del progetto – spiega ancora la Casciaro – è l’istituto Teologico Cosentino, che garantirà una visione pastorale e l’animazione teologica delle comunità ecclesiali. L’Università della Calabria, in particolar modo il dipartimento di scienze politiche e sociali, analizzerà il contesto socio-culturale ed economico del territorio. In collaborazione con il terzo settore, le parrocchie, le scuole, le ACLI, i centri incontro per anziani e le strutture pubbliche comunali, si deve  creare una rete di sensibilizzazione, prevenzione, educazione, contrasto ed accompagnamento. Per offrire maggiore tutela alle donne vittime di violenza, nostro sostenitore è anche la Fondazione Roberta Lanzino, che vanta, in questo ambito, una esperienza di circa 35 anni, e lo “Spazio Donna” del Movimento per la Cooperazione Internzaionale (MoCI) di Cosenza. Tra gli uffici pastorali coinvolti anche il Consultorio familiare diocesano che ricopre un ruolo centrale nell’avanzamento del progetto. Auspichiamo – conclude – che grazie alla rete di collaborazione tra gli enti coinvolti e ai volontari, il progetto continuerà a perseguire la sua finalità in assoluta autonomia”.

(di Sabina Leonetti – foto per gentile concessione della Caritas diocesana di Cosenza)

6 Febbraio 2024
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