Mai più soli: gli anziani di Pozzuoli oltre la paura
I danni del bradisismo hanno costretto alla chiusura del centro San Marco ma la Caritas di Pozzuoli non si è arresa e le attività del progetto "Mai più soli" vanno avanti in nuovi locali, anche grazie ai fondi dell'8xmille: giochi, letture guidate, ricette tradizionali, laboratori teatrali e di ogni tipo; e poi pasti insieme e assistenza medica. In questo modo ora la parrocchia di don Glicerio accoglie anziani bisognosi da tutta la diocesi.
Contrastare la solitudine e promuovere la socializzazione e l’aggregazione per una fascia fragile della popolazione: gli anziani. Era nato con questi obiettivi nel 2017 il progetto “Mai più soli” della Caritas diocesana di Pozzuoli, rivolto agli over 65, con interventi mirati di sensibilizzazione, prossimità, informazione, accompagnamento, attività di gruppo, finalizzati a supportare la persona anziana in ogni necessità, laddove le risposte provenienti dalle reti familiari, amicali e istituzionali risultino insufficienti. Il progetto è stato poi attraversato dalla pandemia da covid e ha dovuto reinventarsi iniziando un’azione a distanza e facendo crescere le abilità degli anziani sull’uso delle nuove tecnologie e dei social.
“Fino a maggio 2024 – ci spiega il vice direttore della Caritas Ciro Grassini – Mai più soli è stato realizzato nella sede del Centro San Marco, nel centro storico di Pozzuoli. In seguito alle ripetute scosse sismiche dovute al bradisismo, costretti a chiudere il Centro perché seriamente danneggiato, per volontà del vescovo Mons. Carlo Villano, abbiamo trasferito l’intera progettualità finanziata grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli e Santa Chiara D’Assisi di Monteruscello, una frazione di Pozzuoli più distante dall’area sismica e con ampi locali per ospitare laboratori e servizi. Un trasferimento tempestivo nel giro di pochi giorni – continua il vice direttore – per la ferma volontà del Vescovo di non privare gli anziani di questo prezioso strumento. Intanto nelle parrocchie abbiamo registrato una maggiore attenzione dei sacerdoti e dei laici a interessarsi degli anziani soli nelle loro comunità”.
Mille attività
Attualmente il progetto opera il mercoledì e il giovedì, dalla colazione del mattino fino al pranzo, con la partecipazione di diversi gruppi di circa 25 unità, provenienti da tutto il territorio diocesano, che si alternano nelle diverse settimane. Rispetto alle attività ricreative (giochi, letture guidate, ricette tradizionali) il progetto ha visto negli anni valorizzate le emozioni e le capacità espressive con i laboratori teatrali fino al 2021 e continua con i laboratori manuali, i momenti di confronto in gruppo e personali con gli operatori del progetto, ma anche con i pasti, che favoriscono armonia nel gruppo. Tra gli altri i laboratori: “Conosciamoci”, le arti creative manuali (decoupage, lavori creativi in occasione di Natale e Pasqua, manipolazione della creta, pittura); il laboratorio dei ricordi e della memoria: il cibo, il luogo nativo, la scuola, la guerra, il primo bacio, l’albero genealogico, con racconto di storie personali; la narrazione dei ricordi: ti parlo di me attraverso una foto e un oggetto caro; brevi lezioni di esperti, dal geriatra al nutrizionista, al pc, i farmaci, la sicurezza, giochi di ruolo adatti alla socializzazione e alla creazione dell’identità; nonni 2.0 (avvicinamento alle tecnologie); momenti conviviali, infine prestazioni mediche grazie all’ausilio del Poliambulatorio “Grottola” della Caritas diocesana. Il tutto per migliorare la qualità della vita e il benessere psicosociale degli anziani.
“Avere in parrocchia questo progetto – commenta il parroco don Glicerio Abarquez, di nazionalità filippina – con l’emporio solidale, è un segno importante. Il nostro è un rione popolare e le difficoltà non mancano. Viviamo ristrettezze economiche e la solitudine, che è un’altra forma di povertà. L’emporio solidale, così come è strutturato, ci permette di aiutare le famiglie. E ci educa ai consumi, avendo la possibilità di dare un minimo di sostegno a tante famiglie. Le famiglie selezionate provengono da tutta la diocesi di Pozzuoli e non solo dalla nostra parrocchia. Molti anziani hanno trovato qui un punto di riferimento grazie al lavoro che professionisti e volontari stanno facendo per rompere il loro isolamento”.
Nella parrocchia di don Glicerio si respira aria di solidarietà da tutte le parti. “Trentacinque famiglie accompagnate ogni giorno ma si spera di arrivare stabilmente a 50 – precisa Maria Ricciardi, referente dell’emporio solidale diocesano – per i beni di prima necessità, ma con una svolta pedagogica: poter scegliere i prodotti con l’attribuzione di un punteggio”.
“L’emporio – aggiunge il direttore della Caritas diocesana padre Giuseppe Carulli, religioso vincenziano – rappresenta un nuovo approccio all’aiuto, perché oltre il pacco è necessario restituire dignità ai bisognosi”.
I volti, le storie
Tante le storie e i volti incontrati grazie a questo progetto. Ida, 89 anni suonati, proviene da Varcaturo (Giugliano in Campania), dalla parrocchia di S. Luca, e ha saputo del progetto da un’altra amica che raggiungeva il luogo con la sua auto. “Sto benissimo qui – dice – adoro i laboratori manuali, l’arte-terapia, la musica. Il tremolio dovuto alla mia malattia, il Parkinson, qui si attenua perché mi rilasso, a casa è più forte. Mi sento più libera e cerco di non pensare a quello che non posso più fare: cucire. Il mio medico ritiene che io stia meglio, mi arrangio, a volte cucino da sola, a volte vado da mia figlia. Da anni incarno la sofferenza, un tumore ha distrutto mio marito, ma oggi sono bisnonna e questo mi rende felice nonostante tutto”.
Nunzia, 83 anni, appartiene alla parrocchia S. Vitale di Fuorigrotta ed è stata un’insegnante di scuola primaria. “Qui si sperimentano accoglienza a tutto tondo ed empatia – confessa – perché i volontari riescono ad immedesimarsi nella mente dell’anziano, che è fragile, sospettoso e spesso diffidente, e a capirlo. Noi talvolta siamo rigidi sulle nostre posizioni e litighiamo fra di noi. I volontari ci aprono letteralmente il cervello – continua – con letture e giochi, ci aiutano a raggiungere un equilibrio, ci danno consigli sull’alimentazione e su come difenderci dalle truffe. Non vedo l’ora di venire qui per ricaricarmi: magari si potesse tutti i giorni! A casa vivo sola, ma la mia casa è aperta a figli, nipoti e pronipoti, oltre che ad amici. Vado a fare la spesa da sola, grazie a Dio, ho un rapporto diretto con gli esercenti, cucino per me e pure per mio figlio separato e per un’altra vecchietta di 93 anni che abita nel mio condominio. E mi cimento ancora con le specialità dolciarie. La mia giornata è scandita da orari, farmaci e dal S. Rosario quotidiano, recitato in condominio, con cui spesso ci congediamo in allegria, con qualche battuta finale”. Infine Anna, 81 anni, dalla parrocchia Ss. Pietro e Paolo, raggiunge la sede del progetto col pulmino o con un autobus di linea. Casalinga, madre di tre figli, uno dei quali perso in un incidente stradale, ha dovuto lottare con il male oscuro, ha uno spirito combattivo e non vuole arrendersi. “Le operatrici ci trasmettono tanto amore e dolcezza – afferma – anche perché in maggioranza qui siamo vedove. È un’esperienza di vita da non perdere, sento molto la mancanza di tutti quando non posso partecipare. Oggi sento di ricevere in dono tutto il volontariato per cui mi sono spesa, la fede mi ha fatto superare gli ostacoli e andare avanti in un’esistenza che è stata tranciata dalla morte di mio figlio a soli 20 anni. Prego per i giovani, per i bambini martoriati dalla guerra, per chi muore di fame, per i nostri sacerdoti che si prodigano per noi, che Iddio illumini tutti”.
“Gli anziani sono la radice di ciò che siamo, le nostre origini, l’albero cui attingere per trovare conforto, il filo conduttore del nostro passato, i custodi della saggezza. Dobbiamo imparare a riconoscere le loro paure, i loro bisogni e desideri. Queste presenze hanno giovato anche a noi – conclude il direttore a nome di tutti i volontari Caritas – ci hanno dato una tenerezza che non ci saremmo mai aspettati così grande”.
(testo e foto di Sabina Leonetti)