Orta: porte spalancate perché le generazioni si incontrino
Orta di Atella (CE), diocesi di Aversa. Dopo aver lavorato per integrare i nuovi arrivati, don Paolo Gaudino sta cercando in tutti i modi di far intersecare il cammino dei più anziani con quello dei più giovani, favorendo quel fondamentale dialogo tra le generazioni tante volte raccomandato, durante il suo pontificato, da Papa Francesco. Vediamo come con Nicola Nicoletti.
“Un cammino che unisce ragazzi e nonni, senza escludere nessuno”. È racchiusa in questa frase la mission che don Paolo Gaudino ha messo in atto da 25 anni nella sua comunità, un programma che accomuna fasce di età differenti in un incontro fecondo. Siamo in Campania, a Orta di Atella (CE), diocesi di Aversa, un comune “stravolto da uno sviluppo smisurato”, chiarisce il sacerdote, che si è ritrovato una comunità esplosa numericamente in poco tempo. Tra i motivi le tante fabbriche e imprese agroalimentari sorte nella terra che i romani chiamavano Campania Felix, tra le province di Caserta e Napoli, una fetta di regione che, dalle pendici del monte Massico a nord, scende fino all’area dei Campi Flegrei. Terre belle per la villeggiatura dei ricchi patrizi, fertili, in cui è compresa Orta di Atella.
In un comune così grande non sempre è facile trovare una persona di riferimento, una guida, soprattutto per i ragazzi. “Nel 2000 avevo la metà dei fedeli di oggi; la popolazione è passata da 12 mila a più del doppio”, racconta don Paolo. Il comune adesso sfiora i 30mila abitanti, “un boom che non ha risparmiato un duro impatto territoriale”, precisa il sacerdote. Il segno più evidente è una cementificazione selvaggia, dovuta alla speculazione edilizia: un gran numero di palazzoni edificati nei campi, in modo disarmonico, a causa della mancanza di una pianificazione territoriale. Siamo in provincia di Caserta, un’area che fa gola a un business a volte poco trasparente. È la terra dei Regi Lagni, un reticolo di canali, perlopiù artificiali, il cui bacino si estende toccando diversi comuni della regione. La rete raccoglie acque piovane e sorgive, frutto di una canalizzazione e bonifica idraulica avviata durante il dominio spagnolo. Oggi le acque sono inquinate, segno di uno sfruttamento ambientale malato. Purtroppo la natura in Campania e in altre province del Sud è stata violentata. “Parliamo anche di questo con i nostri ragazzi”, evidenzia don Gaudino.
Sin dai primi anni del suo arrivo, il sacerdote ha accolto in parrocchia famiglie giunte da comuni e nazioni diverse. “Sono tanti gli immigrati arrivati in questi anni. Abbiamo accompagnato nello studio numerose famiglie e i loro bambini da quando, nel gennaio del 2000, diventai parroco della chiesa di San Massimo vescovo di Nola”. Da allora don Paolo non si è risparmiato nell’integrare in comunità chiunque avesse un bisogno: dal cibo, alle scarpe, ai libri. Le famiglie della parrocchia, organizzate nel gruppo dedicato a don Lorenzo Milani, hanno accompagnato i piccoli, italiani e stranieri, nel doposcuola e qualcuno anche all’università. Oggi la maggioranza dei migranti arriva da Pakistan, Bangladesh, India e Nordafrica. “Una buona fetta giunta dall’Albania, si è ben inserita nel mondo del lavoro e nelle attività dell’oratorio”.
Il passo successivo è stato quello dell’integrazione tra generazioni, ovvero tra ragazzi e adulti. “I nostri anziani stavano assieme, pregavano il Rosario e partecipavano alla messa, ma non bastava. Volevano parlare, raccontare, dialogare anche in altri momenti”, spiega. Dall’appuntamento del lunedì pomeriggio si è passati a organizzare nuove occasioni per incontrarsi, per scoprire insieme come ogni parte della vita possa offrire qualcosa di bello. “Ho pensato a momenti che davano l’opportunità di apprendere qualcosa di utile, anche a delle gite”, riprende il parroco. Sono iniziati i dialoghi con lo psicologo e il geriatra, ma anche con il funzionario di polizia per informare sulle truffe in atto. Da quelle del porta a porta – con fantomatici nipoti da salvare versando somme di denaro – a quelle informatiche, capaci di imbrogliare anche i giovani con prodotti fasulli e siti inaffidabili che mettono a rischio le tasche e i conti bancari.
Altri incontri sono stati organizzati in chiesa e in posti svariati, lo scopo era sempre il medesimo: promuovere la reciproca accettazione come primo passo per integrarsi. “Avere spazi adeguati per queste attività è importante – rimarca don Paolo –; per esempio il giardino, dove organizziamo pranzi comunitari o momenti di riflessione, è una risorsa che piace a tutti”. Don Gaudino non è solo, in tanti lo sostengono e aiutano nelle attività parrocchiali. Una di queste è Giulia Cirillo, una donna che da quando non lavora più, si dedica a collaborare con la parrocchia, in particolare nella trasmissione della fede nel catechismo: “Mi occupo di coordinare i catechisti del sacramento della prima comunione coinvolgendo anche le famiglie dei ragazzi”. Da anni organizza l’oratorio estivo, a cui partecipano associazioni, movimenti e gruppi della comunità con eventi ludico/conviviali e spirituali. “Sono impegnata da molto tempo e ringrazio il Signore per tutte le persone con le quali condivido questo cammino – continua Giulia -. Il mio impegno è iniziato grazie all’incontro con una suora, seguendo un percorso di formazione, ed è sfociato dapprima nel volontariato al Cottolengo di Trentola, una cittadina della diocesi di Aversa. Una scelta per me importante, che non è venuta mai meno, nonostante gli alti e bassi della mia vita di fede.”
Le occasioni di vedersi per chi frequenta San Massimo sono aumentate, hanno travalicato non solo il tempo (ora accadono in tutto il corso dell’anno) ma anche i confini geografici, grazie alle adozioni internazionali. È partito un percorso che ha portato i parrocchiani ad aprirsi alla solidarietà con l’Asia, condizione che ha consentito a molti ragazzi indiani di studiare attraverso donazioni periodiche per comprare libri e pagare le spese della scuola. Un segnale concreto per far sentire vicini i lontani, nel tempo e nello spazio. E così, grazie a tanto impegno e svariate attività, un cammino iniziato in una cittadina caotica ha portato gli abitanti a un’apertura verso le esigenze del prossimo, da far allargare lo sguardo per scoprire i bisogni di chi vive dall’altra parte del mondo.
(di Nicola Nicoletti – foto gentilmente concesse da don Paolo Gaudino)