Oulx: l’assistenza ai migranti non si ferma
Ce ne eravamo occupati due anni fa: non si ferma il lavoro di don Luigi Chiampo e degli oltre 100 volontari che lo aiutano per assistere il flusso di migranti che ogni giorno chiedono un po' di ristoro, nel loro viaggio in cerca di un futuro più dignitoso. "Avvenire" ci offre gli ultimi aggiornamenti sull'attività della Fraternità Massi di Oulx, nell’Alta Val di Susa, e noi ve li riproponiamo.
Rimarrà aperto fino alla fine dell’anno il rifugio Fraternità Massi di Oulx, nell’Alta Val di Susa, che rischiava la chiusura in questi giorni per problemi economici. Dunque, pericolo scongiurato in un momento delicato per l’attività di accoglienza, e ristoro per i migranti in transito grazie al contributo di due fondazioni bancarie. Lo conferma don Luigi Chiampo, parroco di Susa e presidente della fondazione Talitha Kum, che gestisce il rifugio solidale sorto da qualche anno in una casa dei Salesiani e che in tarda primavera ed estate vede un picco di passaggi verso la Francia.
«Il rifugio – afferma – rimarrà aperto tutto il 2025 grazie a un finanziamento concesso da due fondazioni bancarie, la CRT e la Compagnia di San Paolo». Per l’anno prossimo Talitha Kum – che impiega 10 persone e coinvolge oltre 100 volontari nel rifugio per dare assistenza sanitaria e legale e consentire di lavarsi e cambiarsi d’abito soprattutto con calzature adatte – preparerà un progetto di sostenibilità per la Prefettura e la città metropolitana di Torino.
«I passaggi in questo momento a Oulx verso il confine francese sono in media di 100-120 persone al giorno – spiega don Chiampo – almeno quelli che fanno riferimento alla nostra struttura per dormire, cenare e ripartire». Ventimila persone a fine giugno, persone dirette in Francia che spesso cercano di proseguire attraversando la Manica verso la Gran Bretagna oppure passano in Germania, Belgio e Olanda o salgono verso la Scandinavia. «Il problema sono i minori soli – prosegue il sacerdote – a maggio erano in media uno su sei, ma abbiamo avuto dei picchi conseguenti all’aumento degli sbarchi».
Conferma Silvia Chicco della Diaconia Valdese che effettua i monitoraggi sul confine e nel rifugio. «I minori non accompagnati sono dai 10 ai 20 al giorno, soprattutto eritrei, etiopi e alcuni sudanesi appena sbarcati dalla Libia che si fermano lo stretto necessario. I rischi ci sono sempre per chi cammina sui sentieri. Noi raccomandiamo alle donne da sole incinte, alle mamme con bambini piccoli e ai minori soli di andare di giorno in frontiera e chiedere asilo in Francia. Poi ci sono i respingimenti immotivati e anche i più vulnerabili per sentieri di notte fino a Briançon». Come quando due settimane fa è stata respinta dalle immarcescibili guardie di frontiera transalpine una mamma sudanese in sedia a rotelle con due figli minori e una ragazza incinta da sette mesi. Dopo due o tre tentativi si passa, comunque. I migranti in marcia verso l’Ue provengono in larga parte dagli sbarchi e sono in prevalenza africani quindi si prevede una pressione forte su Oulx, che ha ormai doppiato Ventimiglia. Dove il prefetto Romeo ha invitato i circa 40 migranti, accampati lungo il fiume Roja e sotto il ponte, a sgomberare entrando nei centri di accoglienza.
«Guardando Trieste, Oulx e Ventimiglia. – sottolinea Simone Alterisio, responsabile del progetto monitoraggio dei confini della Diaconia valdese – stiamo vivendo sicuramente una stretta politica. A Ventimiglia in particolare questa fase storica coincide con la proposta di sgomberi sul lungofiume Roja e nel sottoponte adiacente dove i vari assembramenti informali ospitano tra i 20 e 40 richiedenti asilo, persone che da mesi hanno chiesto di formalizzare la richiesta di protezione internazionale in Italia e accedere alle strutture di accoglienza. Visti i tempi di attesa abbastanza lunghi della questura, sono costretti a vivere in questa situazione di scarsissima dignità, di pericolo soprattutto per donne o persone vulnerabili. Non si può sgomberare un richiedente asilo perché dovrebbe avere accesso alle misure d’accoglienza. Provengono sempre da Nord Africa, Sudan, Eritrea. Quindi potenzialmente hanno diritto a chiedere asilo». I numeri non sono alti.
«Ci sono oscillazioni – commenta Maurizio Marmo, responsabile di Caritas Intemelia – la media è 40-50 passaggi nel nostro centro. Anche le famiglie sono mediamente poche, abbiamo avuto quasi una trentina di ospiti nel punto di accoglienza che gestiamo». A giugno le organizzazioni di volontariato e le Ong attive sulla frontiera ligure riattivata da dieci anni dalla Francia per bloccare e respingere i migranti, hanno ricordato il decimo anniversario della chiusura. Chiediamo a Maurizio Marmo, che nel 2015 organizzò l’accoglienza di centinaia di profughi nella parrocchia delle Gianchette guidata da don Rito Alvarez, cosa è cambiato. «I numeri sono calati. Le attività di solidarietà proseguono con diverse organizzazioni e la città in qualche modo si è abituata anche se poi il tema della sicurezza viene sempre sventolato. Ma prefetto e questore recentemente hanno detto che può essere una percezione perché i dati reali dicono che reati e denunce sono in calo». Intanto la crescita delle grandi crisi umanitarie africane unita ai tagli agli aiuti di Usaid destinati ai campi profughi fanno presagire ulteriori aumenti delle partenze che i soldi destinati ai due governi della Libia e alla Tunisia non fermeranno.
(di Paolo Lambruschi, da Avvenire del 2 luglio 2025 – pag. 8)