29 Maggio 2020

Sacerdoti vicini ai più dimenticati, una sfida a tutto campo​

Per chi vive in strada le diocesi hanno tenuto aperti rifugi e mense, adeguandoli alle nuove misure sanitarie. Da Napoli a Pescara, da Venezia a Locri, da Castel Volturno a Ragusa: carcerati, sfruttati, dimenticati hanno trovato sempre un posto nel cuore dei nostri sacerdoti.

Dai senza dimora alle carceri, sulla povertà estrema la pandemia ha pesato di più. Per chi vive in strada le diocesi hanno tenuto aperti rifugi e mense, adeguandoli alle nuove misure sanitarie. Citiamo – tra i tanti – il piano La Chiesa che accoglie, che a Napoli ha alloggiato oltre 40 persone e il ‘Villaggio’ realizzato a Pescara dalla diocesi con i Vincenziani e il Comune. Fondi per i detenuti (come in diocesi di Venezia), visite di sacerdoti e vescovi (come in diocesi di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva) sono arrivati oltre le sbarre. “Cristo risorto, che abbiamo celebrato mentre eravamo smarriti nella tempesta coronavirus, non cerchiamolo lontano da noi – ha detto don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane – Lui è più che mai presente. Continua la sua passione nei malati, negli emarginati. E li incontra attraverso le donne e gli uomini di buona volontà. Remiamo insieme, senza egoismi. Il Signore porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”.

I nostri sacerdoti sono stati presenti dove lavarsi le mani non sempre è possibile.

Come a Castel Volturno (Caserta), 25 mila abitanti, tra cui 19 mila immigrati, dei quali solo 4 mila regolari. L’arma più importante per difendersi dal virus, l’acqua, non c’è nei tuguri abusivi, e neppure il distanziamento sociale. Per tanti, specie africani, che non vanno più al lavoro nei campi per via della pandemia, assediati tra camorra e mafia nigeriana, la stella polare sono i volontari del Centro Fernandes della diocesi di Capua, con la comunità ‘Bakhita’ di padre Daniele Moschetti e dei comboniani. La loro rete Castel Volturno Solidale riceve oltre 200 telefonate al giorno: ha distribuito cibo, medicine, bombole a gas, contributi per gli affitti, aiuto ai ‘nuovi poveri’ della pandemia, tra cui numerose prostitute.

“Da Papa Francesco ci è arrivato il dono inaspettato di 20 mila euro – spiega padre Daniele – Non è facile. In questo territorio serve una visione”. Settecento chilometri più a Sud, a Ragusa, 3.500 braccianti agricoli pagati in nero, per lo più maghrebini e rumeni, tra cui 250 bambini, vivono confinati nelle campagne:

isolati, senza cibo, né acqua potabile, né luce, né mezzi di trasporto.

A raggiungerli fin dal 2014 e durante la pandemia gli operatori Caritas del Progetto Presidio, con acqua, cibo, medicine e un po’ di umanità.

(Mary Villalobos)

29 Maggio 2020
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