21 Luglio 2025

Torino. Sulla strada, chi ama non giudica

"Non siamo lì perché ci fanno pena, ma perché sono nostri amici”. Fra’ Luca Minuto racconta così l’essenza della sua missione nella comunità di Madonna di Campagna, situata nell’omonimo quartiere alla periferia nord ovest di Torino. Il frate cappuccino è vice parroco e con un drappello di volontari va in cerca dei ragazzi più in difficoltà.

“Quello che il nostro gruppo prova a fare con le persone che incontriamo sulla strada è cambiare la loro narrazione di se stessi, spiegando loro che noi non siamo lì perché ci fanno pena, ma perché sono nostri amici”. Fra’ Luca Minuto, classe 1981, racconta così l’essenza della sua missione nella comunità di Madonna di Campagna, situata nell’omonimo quartiere alla periferia nord ovest di Torino. “In questo contesto – spiega il vice parroco e frate minore cappuccino – ci sono arrivato per intuizione dei miei superiori che dopo la mia esperienza a Vigevano, dove avevo lavorato molto nella pastorale di strada, hanno pensato che alla periferia di Torino potessi fare qualcosa di simile”.

Tra la strada e l’oratorio

Ritornato nel 2017 nel capoluogo piemontese Fra’ Luca, torinese d’origine, si divide tra l’oratorio e la strada. “Il lavoro è complementare – racconta in una delle pause dell’Estate Ragazzi – quando siamo sulla strada il nostro approccio è graduale”. “Inizialmente passiamo solo per la zona – aggiunge – magari salutiamo, scambiamo qualche parola, ma aspettiamo sempre che siano le persone che incontriamo a venire da noi. Per me a Torino è facile perché dopo quasi otto anni c’è sempre qualcuno che mi conosce”. “Con il nostro gruppo, composto da cinque o sei volontari più assidui, più alcuni altri – dice il vice parroco – nella pastorale di strada incontriamo tipologie di persone diverse. Al Quartiere Aurora, sono soprattutto spacciatori, hanno un’età tra i 20 e i 30 anni, mentre quando visitiamo il Lungo Dora ci sono persone anche più grandi. Diversa è anche la consapevolezza. Ad esempio i pusher non sono quasi mai consumatori perché sono perfettamente consapevoli dei danni della droga, mentre sul Lungo Dora si tratta soprattutto di consumo e la consapevolezza è diversa”.

Una Chiesa che guarda fuori

Tra i volontari che accompagnano Fra’ Luca c’è Federico, classe 1994. “All’attività sulla strada ci sono arrivato quattro anni fa – spiega l’uomo, che si sta formando come animatore di comunità – perché in un’associazione che frequentavo mi hanno parlato di Fra’ Luca. Sono andato a incontrarlo e quando ci siamo salutati stava per partire per un giro e mi ha detto: “Ci metterei troppo a spiegarti cosa facciamo, se vuoi vieni con me ora che ti faccio vedere””. Da quel giorno Federico è stato al fianco del sacerdote e cappuccino. “Al quartiere Aurora – riprende – andiamo un giorno alla settimana, il mercoledì, più o meno dalle 15.30 alle 16.30. A noi successivamente si accompagnano avvocati, consulenti del lavoro, medici”. “In Barriera di Milano– aggiunge – invece andiamo ogni venerdì, cominciamo verso le 21.30 e incontriamo le persone in alcuni punti, che sono locali o negozi di amici. Oltre che per una questione logistica, è una scelta, quella di stare all’interno del quartiere”. Una missione, quella sulla strada, che per il volontario è stata una rivelazione. “Ho scoperto fin dal primo momento – ricorda – che sulla strada sto benissimo. Mi sono sentito e mi sento al mio posto”. L’esperienza sia al quartiere Aurora e in Barriera di Milano ha insegnato molto a Federico. “Prima di tutto ho capito cosa vuol dire stare in relazione. In passato spesso i miei rapporti erano asimmetrici, mentre sulla strada le persone stanno con te perché hanno voglia di starci, non perché le devi aiutare”. “Il lavoro con Fra’ Luca – prosegue il volontario – mi ha consentito di esplorare e di coltivare un mio talento, cioè quello di stare sulla strada e di capire che ho un valore. In questo senso sono stato fortunato. Infine stare con le persone sulla strada mi dà l’idea di appartenere a una Chiesa che guarda fuori”.

Al di là di chi incontrano, per Fra’ Luca e per i volontari  l’obiettivo è sempre lo stesso: “Cerchiamo di creare un legame – racconta il religioso, appassionato di sport e di judo – perché è da quella relazione che può nascere altro. Una volta che si è instaurato un rapporto sono le stesse persone che incontriamo a esprimerci il desiderio di cambiare, di andare oltre”. “La grande difficoltà – prosegue il cappuccino – è stare in quella relazione senza giudicare, aiutando e accogliendo l’altro”.

Una missione in cui Fra’ Luca e i volontari incontrano attenzione e rispetto. “Sulla strada ho trovato molta più accoglienza che in altri ambienti – dice ancora il frate –; ogni Natale, ad esempio, portiamo il presepe per strada, usando una bicicletta da rider. Tutti aspettano Gesù Bambino e vivono un momento bello, solenne”.
Lavorare in strada ha cambiato la vita di questo figlio di San Francesco. “Ha trasformato il mio modo di vedere il ministero – conclude –: ho capito che cosa significa vivere in mezzo alle persone e che portare l’Annuncio passa dalla cura”. 

(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da Fra’ Luca Minuto)

21 Luglio 2025
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