Vita del Santo
Francisco de Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier nacque nel 1506 nel castello di Javier, in Navarra (Spagna), da una nobile e benestante famiglia: suo padre, Juan de Jasso, era infatti presidente del Consiglio reale di Navarra. Dopo gli studi giovanili, si trasferì a Parigi per proseguire l’educazione, ma fu proprio lì che incontrò Ignazio di Loyola, destino che cambiò il corso della sua vita. Ignazio di Loyola lo sfidò a puntare non agli onori terreni, ma a una gloria che durasse per l’eternità e benché inizialmente riluttante, Francisco accettò, divenendo uno dei primi sette membri della Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1537, partì nel 1541 per le “Indie orientali” su invito di Papa Paolo III, deciso a portare il Vangelo oltre i confini europei. Durante un viaggio, una terribile tempesta colpì la nave: si narra che Francisco, per calmare le acque, stese un piccolo crocifisso sulle onde, ma lo vide scomparire. Il giorno dopo, in una spiaggia dell’isola di Baranura, un granchio emerse dalle acque portando il crocifisso tra le sue chele. A Goa, suo quartier generale missionario, Francesco Saverio visse tra i più poveri, raccogliendo attorno a sé i bambini bisognosi e dormendo a terra vicino ai malati. Le sue lettere, inviate regolarmente alla Compagnia di Gesù, testimoniano la dedizione instancabile e lo zelo evangelico con cui affrontava ogni giorno. Morì nel 1552, all’età di 46 anni, consumato dalle fatiche e dalla malattia. Le sue ultime parole furono una preghiera piena di fiducia: «In te, o Signore, ho sempre sperato; fa’ che io non sia punito in eterno». Francesco Saverio rimane uno dei missionari più amati e influenti della storia, simbolo di vocazione, sacrificio e amore per i più lontani.
Agiografia
«Molto spesso mi viene in mente di percorrere le università d’Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare come un pazzo, scuotendo coloro che hanno più scienza che carità. In verità, molti di costoro, impegnati nella meditazione delle cose divine, ascolterebbero la voce che il Signore pone nei loro cuori. Se abbandonassero le loro ambizioni e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero dal profondo del loro essere: “Signore, eccomi, che vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi, magari anche in India”». Con queste parole emerge tutto il temperamento appassionato di Francesco Saverio, che esprime il suo energico desiderio di evangelizzare. Pioniere e missionario carismatico, Francesco Saverio incarnava una personalità decisamente marcata: attraverso la sua intensa preghiera, soprattutto notturna, viveva un’unione con Dio totalizzante, quasi mistica. Severo con sé stesso, si sottoponeva a penitenze dolorose e chiedeva continuamente a Dio: «Ancora di più, ancora di più. Mio Dio, non toglietemi questa croce; oppure datemene una più grande». Fu tra i primi missionari a superare ostacoli di ogni genere per portare il Vangelo a popoli lontani, sapendo adattare il messaggio cristiano alle culture locali che incontrava dopo lunghi viaggi. Nel 1748 venne proclamato patrono dell’Oriente; nel 1904, patrono dell’Opera della Propagazione della Fede; e infine, nel 1927, fu dichiarato patrono di tutte le missioni insieme a Santa Teresa di Lisieux. Il cuore di Francesco Saverio si può racchiudere in una preghiera che amava ripetere: «Signore, io ti amo non perché puoi darmi il Paradiso o condannarmi all’Inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu».
Intervista impossibile di Monsignor Rosaro Saro Vella al Santo
Missionario instancabile, hai attraversato terre e mari per portare il Vangelo. Come possiamo oggi vivere una missione profetica e coraggiosa che raggiunga le “periferie esistenziali” delle nostre società, spesso segnate da solitudine e marginalità?
Quando attraversavo mari e terre lontane, non era il mio nome che desideravo far conoscere, ma l’amore di Cristo, quell’amore che arde e spinge il cuore a uscire da sé stesso. Oggi, le vostre distanze non sono sempre geografiche: ci sono uomini e donne che vivono a pochi passi dalle vostre case e tuttavia restano lontani nella solitudine, nelle ferite dell’anima, nella mancanza di speranza. La missione profetica comincia lì: non quando parlate molto, ma quando vi fate prossimi. Bisogna andare verso chi non è cercato da nessuno: l’anziano dimenticato, il giovane smarrito, lo straniero impaurito, la famiglia che ha perso la speranza. Non temete di essere pochi o deboli, perché il missionario non si appoggia alle proprie forze, ma alla grazia che lo precede. Andate, dunque, verso le vostre periferie: non con ansia, ma con ardore; non come padroni della verità, ma come compagni di cammino. Là troverete Cristo, che sempre vi precede.
Il tuo grande desiderio era che «Dio fosse conosciuto e amato». Come possiamo alimentare in noi e negli altri questo stesso ardente zelo missionario?
Il mio desiderio che Dio fosse conosciuto e amato non nacque da eroismo personale, ma da un’esperienza semplice e decisiva: mi scoprii amato da Cristo, di un amore più grande del mio cuore.
Chi arde di questo amore non può trattenerlo per sé. Per alimentare in voi e negli altri tale zelo, vi indico tre vie: restate vicini a Cristo, perché non c’è missione senza intimità con Lui; guardate il mondo con compassione; e, infine, contagiate la gioia della fede. L’amore di Dio si comunica per irradiazione, non per costrizione. Occorre essere lieti nel servire, pazienti nell’ascoltare, umili nel parlare. Così la vostra vita, prima delle vostre parole, diventerà un invito silenzioso che accende domande e desideri. Se chiedete la grazia di vedere gli altri come li vede Cristo, la missione non sarà un dovere, ma un impulso del cuore.
Hai lasciato patria, affetti e sicurezze per annunciare Cristo Risorto fino ai confini del mondo. Quali confini interiori o esteriori siamo chiamati a superare oggi per testimoniare con coraggio il Vangelo?
È sbagliato pensare che i confini che ho attraversato fossero soltanto mari o terre lontane. I confini più difficili da superare erano spesso quelli del cuore, dove si annidano paure, attaccamenti ed esitazioni. Anche voi, oggi, siete chiamati a oltrepassare confini interiori ed esteriori, per testimoniare con coraggio il Vangelo. Bisogna superare la paura di perdere qualcosa e il timore del giudizio. Credo che anche nei vostri tempi, come nei miei, molti abbiano bisogno della vostra testimonianza, anche se non lo diranno mai. Non lasciatevi trattenere dall’opinione degli altri, non cedete alla mediocrità spirituale: il Vangelo non chiede mezze misure. Domandate la grazia di desiderare di più, di osare di più, di amare di più. Inoltre, cercate di annullare le distanze sociali: andate verso chi non appartiene al vostro mondo, chi non crede, chi è ferito, chi è escluso. Là Cristo vi aspetta.
Hai scritto: «Quante anime si perdono per mancanza di chi le ami abbastanza da lasciar tutto per loro!». A chi siamo chiamati, oggi, a tendere il cuore e la mano con questa stessa passione e responsabilità?
Quando scrissi che molte anime si perdono perché «manca chi le ami abbastanza», non pensavo a grandi eroi, ma a cuori semplici e ardenti che non si stancano di cercare chi è smarrito. Anche oggi il Signore vi chiama a tendere il cuore e la mano con passione e responsabilità. Ma a chi? A coloro che non si sentono amabili, i più vicini e al contempo i più nascosti: chi vive nella tristezza, chi porta ferite invisibili, chi non crede più di poter essere guardato con benevolenza. Avvicinatevi con rispetto e tenerezza: per molti, il primo Vangelo è uno sguardo che dice «tu vali». Ci sono persone che attraversano deserti interiori senza nessuno che condivida il cammino: penso ai poveri, agli anziani, agli emarginati. Una visita, un ascolto paziente, una presenza fedele possono salvare un’anima più di mille parole. Il missionario non sceglie i più comodi, ma quelli che il mondo evita: là si manifesta con potenza la carità di Cristo. La vera missione nasce da un amore che non trattiene nulla, perché sa che ogni anima è preziosa agli occhi del Signore.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con abiti sacerdotali: una talare nera, un camice bianco e la stola. È spesso associato a simboli che ricordano la sua intensa attività missionaria, come una croce, un crocifisso o un libro. Talvolta viene rappresentato accanto a bambini o a persone di diverse etnie, a simboleggiare la sua evangelizzazione tra popoli lontani.
Tradizione gastronomica legata al culto
In onore di San Francesco Saverio, è viva una tradizione gastronomica legata al Sabato Santo: la “Zuppa del Sabato Santo” è una minestra semplice ma significativa, che richiama un episodio storico del suo viaggio missionario. Durante una traversata in mare, infatti, si racconta che il santo rifiutò ogni cibo per sei giorni, accettando solo una zuppa di cipolle preparata dal comandante della nave proprio il giorno del Sabato di Passione. La zuppa, preparata ancora oggi in alcune tradizioni, è fatta con ingredienti rustici: cipolle dorate, brodo vegetale, zucchero, un pizzico di cannella, e spesso arricchita con formaggio grattugiato (come il Gruviera) e mandorle. Questo piatto, povero ma carico di significato, è un simbolo della frugalità cristiana e della fede missionaria di San Francesco Saverio: la sua dolcezza e semplicità evocano l’umiltà, la fiducia in Dio e il sacrificio che hanno segnato la sua vita.
Curiosità
Il suo carattere era aperto e cordiale, ma al tempo stesso molto passionale e sanguigno. Questa combinazione di gentilezza e fervore gli conferì un temperamento unico, tanto che i suoi contemporanei lo soprannominarono il “Divino Impaziente”, riconoscendo in lui l’ardente desiderio di salvare le anime e la profonda urgenza missionaria che lo animava.
Preghiere a San Francesco Saverio
O San Francesco Saverio, apostolo instancabile,
a te affidiamo la nostra preghiera per la Chiesa di oggi.
Troppi operai mancano nella vigna del Signore,
e i nemici dell’Evangelo sembrano aumentare.
Ti supplichiamo di ottenere da Dio preziose vocazioni sacerdotali e missionarie,
perché uomini e donne coraggiosi vogliano offrire la propria vita
al servizio del Vangelo, facendo risplendere la gloria del suo Figlio.
Intercedi presso il trono di Dio,
affinché i cristiani di ogni parte del mondo
diffondano la fede con una testimonianza autentica,
vissuta con amore e fedeltà.
Fa’ che il messaggio dell’amore di Dio
raggiunga anche i luoghi più remoti,
e che la grazia del nostro Signore Gesù Cristo,
l’amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo
uniscano tutti noi in un solo cuore e in un’unica fede.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O San Francesco Saverio,
instancabile apostolo e coraggioso missionario,
ti invochiamo con fede perché interceda per la conversione di ogni cuore, anche del nostro.
Siamo consapevoli dei nostri limiti e delle nostre infedeltà:
non sempre osserviamo i comandamenti,
non sempre restiamo fedeli a Dio e alla sua Chiesa,
e il nostro amore per Lui talvolta vacilla.
Per questo ti chiediamo:
ottienici la grazia di una vera conversione,
affinché la nostra vita rifletta la fedeltà e l’amore per Dio.
O San Francesco Saverio,
guida le nostre preghiere con forza e perseveranza,
e rendi la tua intercessione gradita al cuore di Dio.
Fa’ che la tua passione missionaria ci ispiri a vivere per la salvezza delle anime,
rendendoci strumenti di pace, di amore e di conversione nel mondo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.