6 Dicembre
Vescovo di Mira in Licia nell’odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina.
Nicola
15 Marzo 270
6 Dicembre 343
6 Dicembre
Vescovo di Mira in Licia nell’odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina.
Nicola
15 Marzo 270
6 Dicembre 343
Bambini, scolari, ragazze che stanno per sposarsi, marinai, vetrai, varie professioni legate al commercio e vittime di errori giudiziari. Inoltre, è invocato contro i naufragi, le ingiustizie, le carenze le pestilenze e le malattie.
La vita del santo, figura amatissima in tutto il mondo cristiano, è avvolta da un intreccio di storia e leggenda. Mancano documenti ufficiali sulla sua biografia, ma le testimonianze tramandate nei secoli raccontano un uomo straordinario, nato a Patara, un’importante città portuale dell’Asia Minore, nell’attuale Turchia. Proveniente da una famiglia benestante, Nicola mostrò fin da giovane un’autentica passione per la fede e una profonda sensibilità verso i più deboli. Rimasto orfano in età giovanile, ereditò un cospicuo patrimonio che decise di destinare ai poveri, gesto che gli valse una precoce fama di benefattore generoso e discreto. Divenuto vescovo di Myra, l’odierna Demre, San Nicola ebbe un ruolo rilevante anche nella vita della Chiesa: secondo la tradizione, partecipò al Concilio di Nicea del 325 d.C., opponendosi con decisione all’arianesimo, la dottrina che negava la piena divinità di Cristo. Le cronache leggendarie lo descrivono come un uomo dal carattere ardente, pronto a difendere con fermezza la verità della fede e i valori evangelici. Tra gli episodi più celebri legati alla sua figura spicca la storia del padre con tre figlie senza dote. Le ragazze, prive delle condizioni economiche necessarie per sposarsi, rischiavano un futuro di miseria. Nicola, venuto a conoscenza della loro situazione, intervenne di notte per non essere riconosciuto: gettò tre sacchi d’oro attraverso la finestra della loro casa, garantendo così una dote a ciascuna. Questo gesto, simboleggiato nell’iconografia dalle tre palle d’oro, contribuì a costruire l’immagine del santo come protettore delle giovani donne, dei poveri e delle famiglie in difficoltà. La sua figura, sospesa tra storia e devozione popolare, resta ancora oggi un simbolo universale di generosità, carità e protezione verso gli ultimi, qualità che hanno reso San Nicola uno dei santi più amati della tradizione cristiana.
«Tieni saldo il timone della fede perché le tempeste del mondo non ti travolgano». Queste parole, attribuite dalla tradizione a San Nicola, restituiscono la forza e la stabilità spirituale di uno dei santi più venerati della cristianità. La sua immagine, solida come la Chiesa che paragona a una nave ancorata alla “pietra apostolica”, continua a essere un riferimento per i fedeli di ogni epoca. San Nicola di Bari è una figura emblematica non solo per i numerosi miracoli che gli sono stati attribuiti, ma anche per il suo esempio di generosità, bontà e attenzione verso gli ultimi. La sua devozione attraversa confini e confessioni: è infatti venerato dalla Chiesa cattolica, dalle Chiese ortodosse orientali ed è rispettato anche dal mondo musulmano, che lo considera un uomo giusto e misericordioso. Il legame tra il santo e la città di Bari è uno dei più affascinanti della tradizione cristiana. Nel 1087, sessantadue marinai baresi approdarono in Asia Minore e, individuato il sepolcro del santo, sottrassero le sue reliquie anticipando sul tempo i marinai veneziani. Il ritorno a Bari fu accolto da una folla in festa e rappresentò un momento storico per la città. In soli due anni venne edificata la grande basilica a lui dedicata e, nel 1089, Papa Urbano II collocò le reliquie sotto l’altare della cripta, luogo ancora oggi meta di pellegrinaggi, preghiere e richieste di grazia da parte di fedeli provenienti da tutto il mondo. Simbolo di carità e difensore dei più deboli, San Nicola mise il suo ingente patrimonio a disposizione dei poveri, sostenne i cristiani durante le persecuzioni e si adoperò per la liberazione di prigionieri incarcerati ingiustamente. Sentendo avvicinarsi l’ora della morte, invocò gli angeli e si addormentò serenamente, pronunciando parole che racchiudono la sua fede incrollabile: «Nelle tue mani raccomando, Signore, il mio spirito».
Nel tuo ministero di vescovo hai riconosciuto nei poveri il volto di Cristo, diventando difensore dei deboli e benefattore nascosto. Come possiamo oggi coltivare una generosità discreta e autentica, che non cerca riconoscimenti?
C’è un versetto che San Paolo scrive nella lettera indirizzata ai cristiani di Corinto che dice così: «Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente». Nella mia vita di vescovo mi sono sforzato di mettere in pratica questa Parola di Dio. Ho cercato di scorgere negli occhi e nelle mani di chi incontravo e che viveva in maniera misera, povera, gli occhi e le mani di Cristo. Gesù ha donato tutto sé stesso, tutta la sua vita fino al dono supremo del sangue per la nostra salvezza, la nostra felicità. E io non dovevo fare altrettanto? Ho cercato di farlo prendendo ad esempio il suo stile. Essere generosi senza farsi pubblicità, senza ostentare, senza aspettarsi le medaglie. La carità non ha bisogno di nulla. Basta solo l’amore!
Durante la tempesta in mare hai pregato con fiducia, senza mai cedere alla disperazione. Come possiamo imparare a pregare con fede anche quando le “navi” delle nostre vite sembrano sul punto di affondare?
La vita di ogni essere umano è attraversata da momenti tempestosi, bui. Ciò che ci può orientare, condurre, portare in porto è la fiducia in Dio. Egli mai ci abbandona. Sempre ci porta o per mano o addirittura sulle sue spalle. La preghiera è quel ponte invisibile che ci lega al cielo, a Dio. Fidarsi e affidarsi a Dio è l’ancora sicura della nostra salvezza, contro ogni smarrimento e contro ogni disperazione. Nei momenti difficili preghiamo con le parole del Salmo 115: «Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera». Provarci per credere!
Il tuo cuore era aperto a pellegrini e forestieri. In un mondo segnato da chiusure e diffidenze, come possiamo sviluppare uno spirito di accoglienza verso chi arriva da luoghi lontani o da esperienze diverse dalle nostre?
È stato sempre il Vangelo a guidare la mia vita di cristiano e di vescovo. Gesù lo dice a chiare lettere di prenderci cura dei forestieri e di ospitarli. Non si può fuggire davanti a questo. Non si può restare indifferenti davanti a chi chiede accoglienza, in modo particolare verso chi abbandona i Paesi in guerra, i Paesi segnati da fame, carestie o schiacciati da regimi dittatoriali. Siamo tutti creature di Dio. La fraternità è la cifra concreta del nostro essere figli di Dio. Sarà un criterio d’amore del suo giudizio.
Hai partecipato al Concilio di Nicea per difendere la verità su Gesù Cristo. Quali verità del Vangelo ritieni oggi più urgenti da vivere e testimoniare nella nostra società?
Il Concilio di Nicea fu un grande evento in cui le verità di fede furono scolpite una volta per sempre per la vita della Chiesa. Le discussioni furono anche molto accese, in particolar modo con Ario (gli chiedo ancora scusa per lo schiaffo che gli diedi). Una cosa è certa: Gesù Cristo è figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza. Credere in questo è possibile se mettiamo in pratica la verità del Vangelo che è rendere concreto l’unico comandamento consegnatoci da Gesù: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Questa è la verità che ci farà liberi, perché la fede è fare e non semplicemente sentire; è dare e non dire; è anche annunciare ma soprattutto agire, costruire il regno di Dio sulla terra. Diamoci da fare!
È ritratto con abiti vescovili, solitamente anziano e barbuto, con la mitria sul capo e il bastone pastorale tra le mani. Nelle sue raffigurazioni compaiono spesso tre palle d’oro, simbolo del più celebre miracolo a lui attribuito, legato al dono delle doti per tre giovani fanciulle. Accanto a lui può apparire anche un barile da cui sbucano tre bambini, riferimento a un’altra popolare leggenda che vede il santo intervenire in loro soccorso. Questi elementi, mitria, pastorale, barba bianca, palle d’oro e il barile miracoloso, compongono l’iconografia che da secoli racconta la bontà e la protezione del santo di Myra.
Farina, lievito, latte, zucchero e, in molte varianti, frutta secca: sono questi gli ingredienti che danno vita ai “Panuzzi di San Nicola”, i piccoli pani dolci tipici della Puglia e della Sicilia. Nella loro semplicità racchiudono tutta la dolcezza di San Nicola, il santo amico dei bambini, colui che porta doni e protegge i più piccoli. Preparati in occasione della sua festa, i “Panuzzi” sono un simbolo di affetto e di carità, e rappresentano una delle tradizioni gastronomiche più amate legate al suo culto nel Sud Italia.
Il vero Babbo Natale, secondo la tradizione, sarebbe proprio San Nicola. La sua fama di benefattore dei poveri e, in particolare, dei bambini ha ispirato nei secoli numerose leggende che lo hanno trasformato nella figura generosa e sorridente che oggi conosciamo durante le feste natalizie. Non è un caso che il nome “Santa Claus” derivi direttamente da “Sinterklaas”, la versione olandese di Nicola: furono infatti gli immigrati olandesi a portare questa tradizione negli Stati Uniti, dove la figura del santo si è progressivamente evoluta nelle forme moderne del Babbo Natale conosciuto in tutto il mondo. Così, dall’altruismo del vescovo di Myra è nata la figura che ogni dicembre porta doni e meraviglia ai più piccoli.
O glorioso e Santo vescovo di Cristo, Nicola,
che da tempo immemorabile vieni invocato
come speciale protettore di chi lavora o viaggia sul mare,
rivolgi benigno il tuo sguardo verso di me.
Intercedi presso Dio affinché il mare sul quale lavoro
mi sia sempre amico,
e i miei cari possano pensare a me senza timori,
in fiduciosa attesa.
Non permettere che lo scoraggiamento
sì impadronisca di me nel momento del pericolo,
ma ricordami sempre che tu sei
valido intercessore presso Dio
e non manchi di essere presente
a fianco di chi ti invoca.
Io credo fermamente, o glorioso San Nicola,
che il tuo intervento presso Dio
non rimarrà inascoltato
da parte di Colui che calmò i venti
e sedò la tempesta:
Gesù Cristo, nostro Signore,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
O glorioso e Santo vescovo di Cristo, Nicola,
che durante la tua vita terrena
ti mostrasti così sensibile alle difficoltà
delle fanciulle che dovevano sposarsi,
al punto da donare loro parte dei tuoi averi,
volgi benigno i tuoi occhi verso di me.
Intercedi presso Dio
affinché mi conceda di incontrare
colui che dovrà condividere con me la sua esistenza
e, insieme, creare una famiglia
in cui regni l’amore.
Chiedi per me al Signore che mi illumini,
affinché io riesca a individuare l’uomo giusto,
sappia amarlo e comprenderlo,
riversando particolarmente su di lui
quell’amore per il prossimo
che raccomanda il nostro Signore Gesù Cristo,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
Fonti
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