Vita del Santo
Stefano è ricordato come il “protomartire”, il primo cristiano a dare la vita per testimoniare la propria fede in Cristo. Poco si conosce delle sue origini, ma ciò che emerge chiaramente è il suo ruolo fondamentale nella comunità cristiana: primo dei diaconi, attivo nella predicazione e nell’amministrazione, stimato da tutti per la sua fede e per il servizio ai poveri. La sua festa viene celebrata il 26 dicembre, il giorno dopo Natale, a sottolineare il legame tra l’Incarnazione e il martirio. Gli Atti degli Apostoli lo descrivono come un uomo pieno di fede e di Spirito Santo, capace di compiere prodigi e segni tra il popolo. Talmente incisivo nella predicazione da essere percepito come una minaccia dai capi giudei. Durante il martirio, Stefano pregava in ginocchio mentre veniva lapidato: «Signore Gesù, accogli il mio spirito. Non imputare loro questo peccato». Mentre il suo corpo subiva la lapidazione, egli perdonava i persecutori, tra cui Saulo, futuro apostolo Paolo. Le ultime parole riportate nei Vangeli lo descrivono mentre contempla i cieli aperti: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo alla destra di Dio». Il culto di Stefano si diffuse rapidamente: uomini pii seppellirono il suo corpo nella valle del Cedron e ne piansero la morte. Nel 415 le sue reliquie furono ritrovate e diffuse, consolidando ulteriormente la sua venerazione. Sant’Agostino scrisse: «Se Stefano non avesse pregato, la Chiesa non avrebbe ottenuto Paolo». Nelle rappresentazioni artistiche, Stefano è quasi sempre raffigurato con la veste dalmatica da diacono e, talvolta, con una pietra, simbolo del martirio che lo ha consacrato come primo testimone del Vangelo.
Agiografia
Stefano è una figura di grande rilievo nella tradizione cristiana, soprattutto nel cristianesimo occidentale. Negli Atti degli Apostoli viene narrata la sua predicazione e il processo davanti al Sinedrio, che lo condannò a morte. Uomo di fede incrollabile e dedizione totale a Dio, Stefano accettò di affrontare persecuzione e martirio pur di rimanere fedele al suo credo, diventando il primo modello di coraggio cristiano. Considerato tra i primi sostenitori della Chiesa primitiva, Stefano rappresenta anche il dialogo tra culture diverse, ebraica e greca, nelle prime comunità cristiane. La sua storia continua ad avere un forte impatto nella spiritualità contemporanea, simbolo di un impegno nella fede mai rinnegato, anche di fronte a sofferenze e torture. Il martirio di Stefano ispirò anche la letteratura: Dante Alighieri, nella Divina Commedia, lo celebra come esempio di giustizia, perdono e forza morale. Nel Purgatorio (Canto XV), il Sommo Poeta descrive la lapidazione di Stefano e la sua preghiera ai persecutori: pur piegato a terra sotto i colpi, Stefano mantiene lo sguardo rivolto al cielo e chiede perdono per chi lo uccide, una scena che tocca profondamente Dante e resta tra i momenti più commoventi del poema. Stefano rimane così un simbolo potente di fede, coraggio e perdono, una guida per tutti coloro che cercano di vivere con integrità e dedizione, anche di fronte alle difficoltà più grandi.
Intervista impossibile di Monsignor Roberto Farinella al Santo
Sei stato diacono al servizio dei poveri, amandoli secondo il precetto evangelico. Come possiamo oggi riconoscere nei nostri fratelli il “volto di Cristo” da servire con amore autentico?
Il volto di Cristo risplende in chi soffre, in chi è messo ai margini. Per riconoscerlo servono occhi attenti e cuore aperto. L’amore autentico non cerca ricompensa: si dona, si fa prossimo, ascolta e accompagna. È lì che Cristo si lascia incontrare.
Animato dallo Spirito Santo, hai parlato con coraggio anche a costo della vita. Come possiamo formare oggi la nostra coscienza alla libertà di spirito, per annunciare la buona novella di Cristo anche quando rischia di non essere accolta?
La libertà interiore nasce dall’intimità con Dio. Chi si lascia guidare dallo Spirito trova il coraggio di parlare con franchezza, senza temere il rifiuto. La verità di Cristo non si impone: si testimonia, con umiltà e coerenza.
Hai visto i cieli aperti e il Figlio dell’Uomo alla destra del Padre. Come possiamo coltivare uno sguardo di fede capace di vedere il Cielo, anche quando attorno a noi regnano paura e violenza?
Il cielo resta aperto anche quando tutto sembra crollare. Serve uno sguardo di fede, allenato alla speranza. Solo chi sa pregare, resistere e affidarsi riesce a vedere oltre il buio. Il Cielo non è lontano: è già qui, in ogni gesto di amore.
Hai pregato per i tuoi nemici mentre ti uccidevano. Quali insegnamenti ci dai per imparare a perdonare di cuore chi ci ha ferito, tradito o abbandonato?
Perdonare non significa dimenticare, ma liberarsi dal peso dell’odio. Si comincia pregando per chi ci ha ferito: da lì nasce un cambiamento. Il perdono apre spazi di pace, rompe la catena del male. È il gesto più forte che possiamo offrire.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con abiti diaconali, indossando la veste dalmatica e la stola, e spesso con in mano un ramo di palma, simbolo del martirio. Accanto a lui compaiono talvolta pietre o sassi, ricordando lo strumento della sua lapidazione, e un libro, a simboleggiare la sua opera di predicazione e insegnamento. Questi elementi iconografici raccontano visivamente la vita, il martirio e il ruolo di Stefano come primo testimone della fede cristiana.
Tradizione gastronomica legata al culto
In Italia, il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, le tavole continuano a celebrare la convivialità natalizia, ma con piatti diversi a seconda delle tradizioni locali. Nel Sud Italia, è consuetudine servire un piatto in brodo, pensato per “disintossicarsi” dalle abbuffate dei giorni di festa appena trascorsi. La protagonista è la “minestra verde”, preparata con verdure fresche di stagione come cavolo, bietole, cicoria e spinaci, secondo le tradizioni di famiglia. In Campania, la minestra può arricchirsi con legumi come fagioli o lenticchie, simbolo di prosperità per l’anno nuovo. In Puglia, spesso si aggiunge pasta fatta in casa, rendendo il piatto più sostanzioso e saporito. Questo piatto semplice non solo ristora il corpo, ma mantiene viva la memoria del santo e delle abitudini locali, trasformando la tavola in un momento di condivisione e racconto delle proprie radici. Al Nord Italia, le tradizioni cambiano secondo i prodotti del territorio e le abitudini culinarie locali. In Lombardia e Piemonte, il piatto in brodo tende a essere più ricco di carne, come brodo di cappone o carne bollita, spesso accompagnato da pastina o riso, per smaltire le feste natalizie. In Veneto e Trentino-Alto Adige, si prediligono risotti o torte salate con verdure invernali o formaggi locali, un modo gustoso per continuare a festeggiare senza appesantirsi troppo. Non mancano le delizie dolciarie: panettone o pandoro avanzati da Natale possono diventare dessert arricchiti con creme, zabaione o frutta secca, trasformando gli avanzi in un momento di festa dolce e creativo. Nonostante le differenze, in tutta Italia il giorno di Santo Stefano è un momento dedicato a ristorare il corpo e celebrare la condivisione. I piatti variano, ma il senso resta lo stesso: unire gusto, tradizione e spiritualità, mantenendo viva la memoria del santo e il piacere della convivialità familiare. Così, da Nord a Sud, le tavole di Santo Stefano raccontano storie di famiglia, cultura e fede, attraverso ingredienti semplici ma ricchi di significato.
Curiosità
In Italia ben quattordici comuni portano il nome di Santo Stefano, a testimonianza della forte devozione per il protomartire cristiano. Tra i più noti ci sono Santo Stefano di Camastra in Sicilia, famoso per le sue ceramiche artistiche, Santo Stefano Belbo in Piemonte, immerso tra le colline del vino, e Santo Stefano di Magra in Liguria, crocevia tra storia e natura. Questi luoghi non celebrano il santo solo nelle chiese e nelle feste patronali, ma lo ricordano quotidianamente attraverso i loro nomi, mostrando come la figura di Stefano abbia lasciato un’impronta profonda nella storia, nella cultura e nelle tradizioni locali italiane.
Preghiere a Santo Stefano
O glorioso martire, Santo Stefano,
per il coraggio con cui affrontaste il martirio
e per la fede ardente che vi spinse a chiedere perdono ai vostri lapidatori,
intercedete per noi.
Aiutateci a sostenere con serenità le difficoltà della vita,
a mantenere la calma di fronte alle prove
e a difendere con coraggio, anche fino al sacrificio,
le verità della nostra fede.
Guidateci nel cammino quotidiano,
affinché, come voi, possiamo un giorno giungere alla patria celeste.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso Santo Stefano, nostro celeste patrono,
rivolgiamo a te la nostra preghiera con cuore umile e fervente.
Tu, che hai dedicato la tua vita al servizio dei poveri, dei malati e di chi soffre,
aiutaci a percepire e rispondere con generosità alle voci di chi ha bisogno.
Tu, coraggioso testimone del Vangelo,
rafforza la nostra fede e fa’ che la fiamma dell’amore per Cristo non si spenga mai.
Quando la stanchezza ci assalirà lungo il cammino,
risveglia in noi l’ardore della carità e la speranza che sostiene il cuore.
O nostro protettore, tu che con le tue opere e il tuo martirio
fosti il primo luminoso testimone di Cristo,
infondi nelle nostre anime il tuo spirito di sacrificio e di amore generoso,
perché comprendiamo che «dare è più gioioso che ricevere».
Infine, ti preghiamo di benedire il nostro cammino,
il nostro lavoro e le iniziative a favore dei poveri e dei sofferenti,
affinché, insieme a te, un giorno possiamo contemplare nei cieli aperti
la gloria di Cristo Gesù, Figlio di Dio.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.