24 Giugno 2025

La riconciliazione (2). Lasciarsi guardare da Dio: l’esame di coscienza

Il cardinale Angelo De Donatis, Penitenziere maggiore, ci sta regalando ancora un itinerario spirituale dedicato ai lettori della rivista Sovvenire e di questo sito. Nell’anno giubilare, nel corso del quale siamo tutti invitati a riscoprire il sacramento della Riconciliazione, ecco la seconda puntata di un percorso in sei tappe per riscoprire questo fondamentale sacramento della vita cristiana: l'esame di coscienza.

L’intento di questa breve rubrica è quello di riscoprire un sacramento importante, che forse oggi è un po’ trascurato, davanti al quale spesso ci si sente in difficoltà, magari si prova un misto di sentimenti che spaziano dall’ansia, alla paura di essere giudicati, alla vergogna, al… non saper bene che cosa dire. Quello di cui parliamo è il Sacramento della Riconciliazione, più comunemente noto come Confessione. Oggi ci fermiamo sul “punto zero”, quello della preparazione alla ricezione del sacramento vero e proprio, il momento dell’esame di coscienza. La parola “esame” già sembra metterci un po’ in soggezione, a nessuno piacciono gli esami… Ma bisogna forse guardare la cosa da un altro punto di vista. Non si tratta infatti di farsi un rigido interrogatorio, mettendo sotto processo noi stessi: dovevo, ma non ho fatto. Si tratta invece di mettersi in dialogo con una persona, con un Amico che mi ama, con un Padre buono che mi guarda e scruta il mio cuore. Lo sguardo del Signore su di noi è quello che ha avuto Gesù dalla croce: è uno sguardo di verità, esigente e misericordioso insieme. Lui non mi guarda per accusarmi: l’Accusatore nella Scrittura è sempre il Maligno che ci rinfaccia tutto quello che non facciamo, non siamo e non valiamo. Gesù invece mi guarda per farmi “venire alla luce”, perché le tenebre che sono in me siano rischiarate dalla Verità che fa nascere la Vita. L’esame di coscienza allora non è un processo a me stesso per alimentare i miei sensi di colpa e di inadeguatezza, ma non è neanche una continua autogiustificazione delle mie magagne, per cui la colpa è sempre di qualche situazione, o di qualcun altro. È un momento in cui mi pongo davanti ad una Presenza tenera e amante e, di fronte all’Amore da cui mi sento avvolto, mi riconosco per quello che sono: piccolo, povero, fragile, incapace di corrispondere pienamente a questo Amore totalmente gratuito.
Ma come fare in pratica? Negli Esercizi spirituali sant’Ignazio dà dei suggerimenti semplici e concreti che possono essere di aiuto per questo “esame” che è anzitutto “spirituale” e non morale (ES 43). Si tratta di cominciare ringraziando il Signore per tutti i doni ricevuti, in un momento di lode. Riconosco tutto il bene e il bello che c’è nella mia vita e do lode al Signore per questo, perché niente è scontato e tutto viene dalla Sua grazia. Solo dopo posso chiedere la luce per conoscere i miei peccati, ciò che in me non è stato conforme alla Sua Volontà. Il bene è presente nel mio cuore assieme al male, il grano buono cresce in mezzo alla zizzania. Dio lo sa e non se ne spaventa. È paziente con me, ma come diceva papa Francesco, solo “riconoscere quello che siamo ci apre alla carezza di Gesù”. Mi fermo allora per rendermi conto dei miei pensieri, delle mie intenzioni, cioè di ciò che mi muove, delle parole che dico e delle azioni che compio. Concludo poi col chiedere perdono. Mi accorgerò allora che il Signore era lì che mi aspettava, desideroso di “farmi grazia”.

+ Angelo Card. De Donatis

Leggi la prima puntata: Perché confessarsi ancora oggi?

24 Giugno 2025
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