1 Settembre 2015

A Gragnano, nel pastificio sociale partito da un’omelia

Verrà inaugurato il prossimo 2 ottobre 'Il Mulino di Gragnano', nato su impulso di due sacerdoti della 'città della pasta', nell'arcidiocesi di Sorrento-Castellamare di Stabia.

Un pastificio artigianale firmato Francesca, Raffaele, Agostino, Alfredo, Christian e Luigi, tutti tra i 21 e i 28 anni. Verrà inaugurato il prossimo 2 ottobre ‘Il Mulino di Gragnano’, nato su impulso di due sacerdoti della ‘città della pasta’, nell’arcidiocesi di Sorrento-Castellamare di Stabia. Quella prodotta a regola d’arte nei 50 stabilimenti di Gragnano dal 2013 ha il riconoscimento IGP, che le assicura un solido mercato italiano e internazionale. Amici nella parrocchia S. Leone II, accomunati dalla voglia di mettersi in gioco contro la disoccupazione, i ragazzi hanno trovato nei sacerdoti mentori affidabili. “Ogni difficoltà è una risorsa” dice il viceparroco don Alessandro Colasanto, 42 anni, responsabile diocesano del Progetto Policoro (il percorso Cei di istruzione dei giovani nella creazione di cooperative, finanziato con 1 milione di euro l’anno dall’8xmille). Fu lui a coinvolgere il gruppo nella proposta diocesana di formazione professionale. Poi, con il parroco don Luigi Milano, lanciò il progetto ‘Gesti di fiducia solidale’ durante l’omelia della Messa domenicale, chiedendo almeno un euro a famiglia in prestito per questo progetto occupazionale. I sacerdoti hanno concordato le date di restituzione (1000 euro al mese a partire da gennaio 2016). E se l’impresa dovesse fallire, si faranno personalmente garanti del rientro dei fondi, senza gravare sulla comunità. “Questa colletta ha mostrato che fare il bene fa bene – insiste don Alessandro -. Un operaio ha prestato mille euro nella settimana stessa del matrimonio di suo figlio. “Lo faccio perché ho fiducia nei giovani” ci ha detto. “Con quest’opera abbiamo investito in relazioni, nostro primo e insostituibile capitale. La vera rivoluzione cristiana è la forza della speranza, nell’ottica della Resurrezione”.

(foto di Cristian Gennari – Agenzia Romano Siciliani)

Per Agostino, Alfredo, Christian e Luigi significa uscire da assunzioni in nero e sfruttamento. “Raccogliere 400mila euro necessari per la ristrutturazione del capannone non è stato facile – spiega Francesca, laureata in Economia -. Le nostre famiglie hanno investito 200mila euro, i soci e la comunità parrocchiale hanno speso forza lavoro, aiutandoci con tempo, braccia e competenze; l’arcivescovo Francesco Alfano, alcuni sacerdoti della diocesi e missionari italiani in Svizzera ci hanno sostenuto. Banca Etica interverrà con 100mila euro”.

“Ci sentiamo benedetti – aggiunge con senso di responsabilità Raffaele, laureato in Economia e amministratore dell’azienda – e vorremmo benedire a nostra volta creando posti di lavoro per altri coetanei. Intanto abbiamo promosso un bando nazionale per 20 agenti di commercio nell’agro alimentare, tra 18 e 32 anni, per la distribuzione dei nostri prodotti”.

Nell’inefficienza delle politiche istituzionali per l’occupazione giovanile, hanno fatto la differenza dedizione sacerdotale e condivisione evangelica. È un made in Italy un po’ amaro, ma anche pieno di speranza.

(Sabina Leonetti)

 

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1 Settembre 2015
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