1 Settembre 2016

Cure gratuite e specialisti per le famiglie in difficoltà

Don Luca Facco, don Salvatore Rinaldi, mons. Enrico Feroci sono solo alcuni dei sacerdoti che oggi in Italia, grazie a decine di medici volontari, assicurano presidi sanitari e salute a chi con la crisi ha rinunciato alla prevenzione.

Padova: professionisti al servizio di poveri ed esclusi
Dal 1998 offre gratuitamente cure mediche e promozione della dignità della persona. Il poliambulatorio Caritas-Cuamm in via Dupré a Padova è frutto di un grande lavoro di rete (tra gli altri, il comune di Padova per l’utilizzo degli spazi, l’ong cittadina ‘Medici con l’Africa’, l’associazione ‘Adam onlus’ per la gestione), cresciuto negli anni, per mettersi a servizio di ogni creatura, con qualità, professionalità e ascolto dell’altro. “In Italia – spiega don Luca Facco, direttore di Caritas Padova – la salute è ancora un diritto garantito. In questi ultimi anni però da parte dello Stato c’è una difficoltà contingente, legata anche all’interminabile crisi economica, a rispondere ai bisogni dei più poveri e fragili. Ecco allora il ruolo di supplenza che vogliamo svolgere, lavorando in rete con altri enti sul territorio, dalla Croce rossa alle Cucine economiche popolari (la grande mensa pubblica della Chiesa patavina, ndr) fino alle Caritas parrocchiali e vicariali”.
Solo nei primi mesi di quest’anno i pazienti che hanno chiesto terapie sono già stati 318, di cui 95 minori. Le più richieste sono le visite odontoiatriche, disponibili a fianco di quelle mediche di base e cardiologiche, tutte assicurate da medici volontari. “Gli 11 specialisti sono italiani, siriani, egiziani, iraniani, rumeni. Vuole dire che l’integrazione qui si tocca davvero con mano” prosegue don Luca. E se si guarda alle nazionalità di chi entra a chiedere di essere curato, a sorpresa prima è quella italiana con il 33,3% delle presenze. “Oggi, con le spese sanitarie diventate insostenibili per tanti, siamo convinti che la dignità di ogni persona consista anche nel poter sorridere, o nella possibilità di andare ad un colloquio di lavoro con i denti in ordine – indica don Facco – Questo ci spinge ad ampliare i nostri contatti, perché questo diventi un luogo di terapie sempre più accessibile”. E la ‘catena’ della fraternità nel tempo si è estesa. “Oggi grazie a onlus come Cbm Italia, Optopiù e consorzio degli ottici, possiamo regalare lenti e montatura alle persone con Isee (l’indicatore che misura la condizione economica delle famiglie, ndr) inferiore agli 8 mila euro. E i nostri pazienti sono tutti a Isee zero… Dobbiamo dire grazie alla generosità di tanti cittadini e piccole aziende. Come due studi odontotecnici di Padova che ci regalano due protesi gratuite al mese”. 
(Claudia Belleffi)


Isernia: prevenzione porta a porta contro il ‘male oscuro’

Un progetto per intercettare il disagio psicologico tra gli abitanti di 32 paesi del Molise. Ossia tutti quelli della diocesi di Isernia-Venafro, estesa tra provincia isernina e 5 comuni del Casertano. Verso la periferia è l’originale piano di pastorale sanitaria partito dal Consultorio-poliambulatorio ‘Il Girasole’, vicino alla diocesi. “Il nostro obiettivo era riuscire ad aprire porte e cuori di famiglie, coppie, anziani abbandonati, giovani e minori esposti all’isolamento, sanando ferite e prevenendo esiti ancora più seri” spiega don Salvatore Rinaldi, responsabile della Caritas diocesana e parroco di San Giovanni in Platea a Venafro. A monte il team del Consultorio (sostenuto anche dall’8xmille con 20 mila euro annui), diretto da Angela Scungio: oltre 30 medici e volontari (ginecologi, pediatri, psicologi, internisti, assistenti sociali) in prima fila sui temi della mediazione familiare, della consulenza di coppia, del sostegno ai genitori, fino a pedagogia ed educazione emotiva. In piccoli paesi (per metà sotto i mille abitanti) dove tutti si conoscono, o dove un aiuto psicologico viene percepito come uno stigma anziché come una comprensibile e perfino auspicabile esigenza di vita, l’intervento degli operatori diocesani ha richiesto più riservatezza e delicatezza che altrove. Così le visite erano porta a porta, ma il trattamento al Consultorio. Tanto più quando c’è stato bisogno di agire con la Caritas per le emergenze economiche: dal pagamento di bollette alle spese per una badante, fino ad un non più rinviabile intervento chirurgico. Una famiglia su 5 nella diocesi è infatti sotto la soglia di povertà, ha calcolato il Rapporto congiunto Consultorio-Caritas 2014. Dunque un’opera di monitoraggio e sostegno con pochi paragoni, arrivata dove le strutture pubbliche non avrebbero potuto, forse in molti casi arrivata in tempo. “Ci siamo trovati davanti a situazioni di degrado della paternità o della maternità, di depressione e di alcoolismo, oltre a famiglie o pensionati devastati economicamente ed emotivamente dall’azzardo con il ‘gratta e vinci’, fino alle violenze domestiche – sintetizza don Salvatore – Il Molise ha grandi potenzialità ambientali, agricole e turistiche, ma ora è provato dalla crisi dei nostri distretti industriali, mentre i giovani sono sospesi tra corsi di laurea e disoccupazione al 40%, il triplo della media nazionale. Tutto questo pesa sulla salute dei nostri cittadini e dovevamo intervenire”. Al Consultorio negli ultimi anni le richieste sono esplose, fino al 45% in più. “Nostro compito è curare il corpo e l’anima, rigenerando fiducia in chi l’ha persa” aggiunge la Scungio. Anche grazie ad un progetto così esteso, oggi ancora più persone sanno che a Venafro c’è una porta aperta, con servizi medici gratuiti.
(Mario Corsignano)

 

Cinque presidi-salute nella Capitale
Oggi si muovono camici bianchi nei vecchi locali messi a disposizione dalle Ferrovie. Siamo allo spalle della Stazione Termini. Nel 1983 li ottenne per il Poliambulatorio diocesano l’allora direttore della Caritas, mons. Luigi Di Liegro, che intuiva le future emergenze sociali della capitale in continua mutazione. Da allora quei camici bianchi hanno curato quasi 115 mila persone e nel 2015 l’affluenza annua ha superato per la prima volta le 1.100, provenienti da 88 nazioni di 4 continenti, per un totale di oltre 13.300 prestazioni mediche. Oltre alle sale di via Marsala 97, dove ogni giorno si scrive la storia caritativa della città, sono almeno altre quattro le ‘porte’ a cui bussare a Roma per visite mediche gratuite, specialistiche (via Alessandro VII 28) o l’armadio farmaceutico (dal 2011 al 2015 oltre 50.000 farmaci distribuiti, raddoppiati negli ultimi 3 anni). Il Centro Odontoiatrico Caritas (via Casilina Vecchia 19) ne ha seguiti complessivamente 177 (1.400 prestazioni). Fra gli utenti in aumento i minori e gli italiani. Le malattie più frequenti? Quelle tipiche della povertà: all’apparato respiratorio e digerente, al sistema osteo-muscolare, quelle della pelle. Poi ci sono le ferite invisibili. Oggi si chiama così, ‘Ferite invisibili’, il servizio di psicoterapia per rifugiati e vittime di tortura (via di Grotta Pinta 19), con 52 persone e 479 sedute di psicoterapia. In totale, oltre 63 mila utenti l’anno, provenienti da 101 nazioni. Per far conoscere i servizi è nato Informasalutesustrada, con il gazebo ‘banco della salute’ al nuovo Mercato Esquilino, anche per la prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete e tumori femminili, con 10 studenti di Medicina, 3 in servizio civile, 2 medici volontari, 1 mediatrice cinese. “La malattia è di per sé un elemento emarginante, specie per chi non è in alcun modo tutelato. Pur essendo la salute un diritto umano irrinunciabile, migliaia di persone nella nostra città ne sono escluse” ha spiegato mons. Enrico Feroci, responsabile della Caritas capitolina. “I servizi medici sono ovviamente fondamentali – fa il punto Salvatore Geraci, medico e responsabile dei servizi sanitari della Caritas- ma dobbiamo dedicarci con lo stesso impegno alla conoscenza dei fenomeni sociali che producono marginalità e bisogno, alla formazione degli operatori sanitari e al nesso fra salute e diritti dei migranti. Altrimenti si fa solo assistenzialismo”. Tra camici bianchi e mediatori si arriva ad oltre 350 volontari. “Alcuni sono ex pazienti – spiega Geraci – Ricordo una coppia cinese curata qui. L’idea di prestare lavoro senza compenso è inconcepibile per i cinesi. La gratitudine nei confronti di chi li ha aiutati però lo è. Così quando riuscirono tramite il ricongiungimento familiare a riabbracciare a Roma il figlio, lo hanno praticamente obbligato a venire a dare una mano”. “Gesù ci dice che tutto quello che abbiamo fatto, o non abbiamo fatto al nostro fratello, è come se l’avessimo o non l’avessimo fatto a Lui – aggiunge mons. Feroci – Nei numeri della nostra attività, oltre a volti e storie di sofferenza, è manifestata quella “luce del mondo” e “lampada che illumina tutti quelli che sono nella casa” che le nostre comunità rappresentano nella città”.
(Laura Delsere)

(foto Boato / Siciliani)

1 Settembre 2016
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