5 Luglio 2023

Dopo il covid, il cuore dell’oratorio torna a pulsare

A Rocca d'Evandro (CE) don Tomas, il nuovo parroco, appena arrivato deve misurarsi con la pandemia, che blocca i suoi primi sforzi per radunare insieme i giovani. Tutto sembra svanire nel nulla, ma poi proprio una disavventura (infiltrazioni d'acqua nei locali dell'oratorio) risveglia la passione e il senso di responsabilità dei ragazzi, che contagiano ben presto anche le proprie famiglie. E il cuore di questa comunità torna a palpitare.

Sono gli ultimi mesi del 2019, quando don Tomas Jerez è assegnato a Rocca d’Evandro, antico borgo della provincia di Caserta (ma nella diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), arroccato su un colle ai piedi del monte Camino. In una comunità così piccola e isolata, il nuovo parroco, di origine argentina, sceglie di cominciare dai più giovani, prendendosi a cuore l’oratorio San Domenico Savio. Non sa che avrà pochissimo tempo per conoscere e farsi conoscere: la pandemia del 2020 vanificherà ogni sforzo fatto fino a quel momento, azzerando qualsiasi tipo di contatto sociale. Quando l’emergenza allenta, la ripresa sembra molto difficile: i ragazzi che si erano impegnati come animatori, vengono chiamati uno ad uno. Non tutti rispondono. “In un momento così delicato – racconta don Tomas – era urgente stabilire un contatto innanzitutto per farli sentire cercati e supportati.” Non è ancora possibile incontrarsi in presenza, ma si può approfittare delle tecnologie. La parrocchia organizza un corso che prevede incontri settimanali online e mantiene in vita il contatto con i ragazzi rimasti, intercettando il loro bisogno di stare insieme e dialogare.

Nel momento della ripresa delle attività, avviene un incidente inaspettato: i locali dell’oratorio nonostante fossero ultimati da pochi anni, vengono danneggiati da perdite e infiltrazioni d’acqua che li rendono inagibili. Raccontano Jessica e Monica, educatrici: “Nello sconcerto generale ci siamo radunati, cercando soluzioni economicamente sostenibili. Don Tomas ha coinvolto nella pulizia e ristrutturazione proprio i nostri ragazzi. Tutti insieme, in squadra, hanno rimosso gli arredi danneggiati, il parquet ormai inutilizzabile e hanno preparato la stesura del nuovo pavimento. Erano ritornati un gruppo. Il loro esempio di spirito di iniziativa e operosità ha contagiato la comunità, per primi i genitori, colpiti dal senso di responsabilità  dei figli. A turno, ognuno ha messo a disposizione le proprie competenze nel tempo che poteva.”

Vengono così apportati anche i dovuti miglioramenti strutturali al salone e alle sale più piccole, restituendo alla comunità 3 stanze in cui svolgere il catechismo e il salone in grado di ospitare 400 persone. Insieme ad un piccolo gruppo di volontari e a pochi giovani animatori, don Tomas riprende le attività con il primo “grest” estivo, nonostante le difficoltà dovute alle regole di distanziamento.

Ma in poco tempo l’oratorio risorge: tra le sue mura inizia a scorrere nuova linfa. L’entusiasmo contagia i ragazzi, richiamando nuove forze.

“La parrocchia è una piccola scuola di vita – afferma don Tomas – aperta a tutti, ma pensata in particolare per i bambini, i ragazzi e i giovani. L’oratorio è  il suo cuore pulsante. È una grande famiglia che accoglie, evangelizza e vive insieme esperienze arricchenti in un clima di gioia, serenità e vivacità, tra preghiere, attività, giochi e gite. Tutti i ragazzi che hanno “vissuto” l’oratorio portano con sé ricordi e sviluppano abilità per divenire protagonisti nel mondo adulto”.

E i ragazzi entrano in sintonia: “L’oratorio insegna che essere animatore è ben diverso dall’essere solamente colui che organizza sport o giochi  – affermano – non vuol dire fare i babysitter e neppure mettersi in mostra o fare quello che non ci era permesso prima di diventare animatori. Significa mettersi al servizio dei più piccoli per aiutarli a crescere.”

Come spesso accade, i ragazzi incominciano per gioco, in modo impensato, con le più diverse motivazioni, ma in breve scoprono tutte le loro potenzialità. Nelle loro testimonianze, si percepisce che l’animazione è diventata uno stile di vita: “I bambini imparano quello che vivono – spiega Samuele, 18 anni, uno dei capo animatori –. Solo se hai gioia dentro, se hai voglia di metterti in gioco, se sei davvero innamorato della vita puoi trasmettere questa positività agli altri”.

Tra le iniziative più importanti del periodo post covid, l’apertura di una scuola di musica è stato un tassello fondamentale. “Suonare assieme ha portato più sintonia e comunione all’interno della comunità – affermano le catechiste Carmelina e Milena –  e allo stesso tempo ha colmato la mancanza, durante le liturgie, di una partecipazione più attiva dei nostri ragazzi.”

Le lezioni si svolgono settimanalmente sotto la guida di un maestro e compositore che con pazienza e dedizione educa all’uso di tale linguaggio, suscitando grandi emozioni. “Ancor prima di insegnare, lui trasmette ai ragazzi la passione per la musica e la bellezza di farla insieme – testimonia Domenico, padre di due allievi di 12 anni – e la parrocchia mette a disposizione tutti gli strumenti musicali.”

Il primo anno si contavano pochi ragazzi, a seguire ne sono arrivati sempre di più e hanno costruito tra loro bellissime amicizie. Ora la collaborazione è andata oltre il corso di chitarra e tastiera, sono loro ad animare le celebrazioni domenicali. Don Tomas ci spiega, avendola vissuta in gioventù, il senso di questa esperienza: “Ognuno di noi scopre in Oratorio la propria identità, la sviluppa, la perfeziona e la mette in pratica, accrescendo la grande capacità che è dentro ciascuno di noi e che ci apre alla bellezza della vita: la capacità di amare.”

(di Riccardo Petricca – foto gentilmente concesse da don Tomas Jerez)

5 Luglio 2023
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