11 Ottobre 2018

Due fratelli, due vocazioni sacerdotali: ascolto della Parola e carità

Tricarico, Basilicata. Due storie vocazionali diverse accomunate dalla stessa radice famigliare. Sono don Giuseppe e don Claudio Molfese, gemelli e oggi entrambi sacerdoti, anche se uno dal 2000 e l'altro dal 2009. Specchio di due temperamenti diversi ma accomunati dalla stessa grande fede

Fratelli sacerdoti, classe 1975, il primo, don Giuseppe – responsabile della Caritas diocesana e parroco di S. Antonio di Padova, a Tricarico – è dinamico e concreto, dedito ad alleviare povertà e solitudini. Ha dato vita (anche con 123 mila euro provenienti dall’8xmille) al Pozzo di Sicar, un piano anti-dipendenze contro l’azzardo patologico, esteso a tutte le età: dagli studenti fino a casalinghe e pensionati, dagli impiegati ai disoccupati. Oggi ha due centri ascolto, di cui uno itinerante, in una diocesi di paesi piccoli e piccolissimi. Gli operatori diocesani fanno inoltre prevenzione nelle scuole e nelle parrocchie, perché il rischio azzardo è insinuante e a portata di mano sui telefoni cellulari, oltre ad aver dato vita ad un numero verde, un corso sull’accompagnamento familiare, una squadra di calcio. Per don Giuseppe, ordinato nel 2000, il desiderio forte di servire il Signore era arrivato a soli 11 anni: “in Seminario Maggiore ho capito che era una vera vocazione” spiega.

Don Claudio, cappellano dell’ospedale di Tricarico e parroco della Madonna della Pace a Calle, è invece un riflessivo: “Forse proprio perché l’ho ponderata a lungo, la mia vocazione non è arrivata prestissimo” sorride. In seminario entrò dopo la Laurea in Scienze religiose (sarà poi ordinato nel 2009). ”Mi sono avvicinato al Signore passo dopo passo. E mio fratello Giuseppe è stato un grande punto di riferimento. Mi ha dato libertà quando la figura di Gesù, la vita dei santi – specie san Francesco – e molte parole nel Vangelo sembravano rivolte a me. Visitare gli ammalati da ragazzo con il mio parroco di allora, la voglia di combattere l’emarginazione, l’emozione del sacramento della Riconciliazione hanno ispirato la mia scelta”.

Guardando indietro non hanno dubbi: ”La fede forte e matura di nostra madre, l’assiduità in parrocchia e l’impegno nell’Azione cattolica sono stati decisivi nella scelta del sacerdozio”. Tuttora la ‘piccola’ Basilicata si è messa in luce per numero di vocazioni rispetto alla popolazione: “Di recente sono stati ordinati due giovani, due sono in Seminario e diversi maturano la decisione del ministero ordinato. Per far fronte al calo di vocazioni sarà efficace l’indicazione di Papa Francesco – prosegue don Giuseppe – con l’invio di preti fidei donum fra diocesi italiane là dove servono. Ci farà crescere, renderà le nostre Chiese davvero sorelle”. “Vorremmo dire grazie ai tanti fedeli che con l’Offerta sostengono i presbiteri nella missione – aggiunge don Claudio –. Vivificano la Chiesa, mostrano l’unità dei battezzati. E questo accresce la gioia di servire il Signore nei fratelli”.

(Stefano Nassisi)

11 Ottobre 2018
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