Il cuore giovane di Napoli palpita di speranza
Abbiamo incontrato don Federico Battaglia, incaricato diocesano della pastorale giovanile partenopea e consigliere nazionale di NOI Associazione: anche grazie al suo impegno il cuore di questa comunità batte al ritmo delle speranze di tanti giovani che vogliono tornare protagonisti del proprio domani.
“Quello che stiamo cercando di fare è di creare delle cornici di protagonismo per i giovani, dove sia possibile mettere in pratica un modo diverso di fare socialità e impresa”. Don Federico Battaglia, 43 anni, responsabile della Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Napoli traccia così la rotta della sua missione. Un sacerdote che ha iniziato a lavorare con i giovani, utilizzando la sua passione, la musica, lui che suona piano, organo e chitarra, oltre che essere un arrangiatore. “Nel 2019 – ricorda l’attuale segretario dell’arcivescovo Domenico Battaglia, suo omonimo – quando mi chiamò il cardinale Crescenzio Sepe ero parroco a Trecase, alle pendici del Vesuvio. Lì cercavamo di integrare migranti e richiedenti asilo nella comunità locale usando la musica”. “A me stare a contatto con i giovani piace – prosegue don Federico, che è anche consigliere nazionale di NOI Associazione, che realizza in circoli e oratori progetti educativi e di formazione integrale della persona – perché sono una costante fonte di innovazione, ti obbligano a stare sempre sul pezzo e non ti fanno mai sentire vecchio perché per stare con loro bisogna conoscere e adattarsi a nuove forme di economie, a sensibilità diverse sul tema dell’ambiente e anche a un modo differente di fare impresa”. Partendo da questo potenziale e da queste idee don Federico, la Pastorale Giovanile e l’Arcidiocesi hanno cominciato a costruire. “La Chiesa di Napoli ha investito molto sulla progettazione sociale – riprende il sacerdote, laureato in ingegneria informatica – e abbiamo messo in campo tanti progetti, come ad esempio la Casa Bartimeo e il Museo Diocesano Diffuso“.
Casa Bartimeo
“La Casa Bartimeo – dice don Federico – è stata inaugurata nel gennaio 2025 nella zona di Piazza Garibaldi. È una struttura che può accogliere persone che sono diventate senza fissa dimora, donne e uomini in uscita dal carcere, padri separati, piccoli nuclei famigliari in difficoltà. Possono ricevere assistenza materiale, psicologica e medica gratuita, grazie a un Poliambulatorio. In più la Casa ospita il Centro d’ascolto della Caritas“.
L’esperienza di Casa Bartimeo, realizzata grazie a “Fondazione Con il Sud”, a “Fondazione Grimaldi”, alla Provincia napoletana dei Frati Minori, all’Arciconfraternita dei Pellegrini e alla “Fondazione San Gennaro”, deve il suo nome al mendicante cieco guarito da Gesù a Gerico e ha un duplice obiettivo. “Da un lato riqualificare un luogo e una zona – argomenta don Battaglia -, dall’altro restituire dignità alle persone che sono in difficoltà”.
Il Museo Diocesano Diffuso… e non solo
Il progetto del Museo Diocesano Diffuso (MUDD) invece nasce da una condizione particolare. “Dopo il terremoto del 1980 e a causa della mancanza di sacerdoti – racconta don Federico – circa 180 chiese su 450 nel centro di Napoli sono chiuse. Noi abbiamo deciso di farle riaprire cercando un’utopia, ovvero provando a trasformare una zona ad alta dispersione scolastica in un luogo di cultura. A fare da guide, infatti, sono i giovani dei quartieri di Napoli. Cerchiamo di ridare vita ad alcuni luoghi altrimenti chiusi di creare delle opportunità di lavoro per i ragazzi di Napoli”. Un progetto che prende ispirazione da quello della cooperativa “La Paranza” del Rione Sanità, che è responsabile della gestione delle catacombe di San Gaudioso nella basilica di Santa Maria della Sanità, e del recupero e dell’apertura al pubblico delle Catacombe di San Gennaro, che ha anche un altro scopo. “Vorremmo passare dalla logica del quanto costa a quello del quanto vale” dice don Federico.
Tra i luoghi che fanno parte del MUDD, gestito da una fondazione creata per volontà dell’Arcivescovo, c’è il Duomo di Napoli. A organizzare le visite sono i ragazzi della Cooperativa “La Sorte”, nata nel Rione Sanità nel solco del lavoro di don Antonio Loffredo, dal 2001 al 2022 parroco in uno dei quartieri più popolari di Napoli e alla cui storia è ispirata la recente serie “Noi del Rione Sanità”.
“Ci occupiamo di fare vedere le parti più antiche della Cattedrale – spiega il presidente Emanuele Russo – il Battistero e la Basilica di Santa Restituta. I visitatori vengono in biglietteria, che funziona da punto informazioni, noi diamo informazioni a chiunque sia interessato e poi chi vuole entrare lo fa insieme ai nostri ragazzi”.
Una visita a uno dei gioielli di Napoli che però non è solo un viaggio tra statue, dipinti e immagini sacre. “Quello con cui proviamo a fare la differenza – racconta Emanuele – è la narrazione. Perché oltre a raccontare il luogo, i ragazzi e le ragazze parlano della nostra cooperativa, invitano alla riflessione sulle opere, insomma ci mettono qualcosa di loro. È bello perché qui in un luogo d’arte i giovani sono protagonisti”.
Guide che vengono scelte attraverso un bando pubblico.
“È aperto a tutti i ragazzi e le ragazze dai 16 ai 35 anni – aggiunge il presidente de “La Sorte”- e la selezione avviene con un colloquio al quale sono presenti un rappresentante della Fondazione, dunque della Curia, uno della nostra Cooperativa e uno della Regione Campania, che ci supporta. Ora abbiamo venti guide e ne abbiamo altrettante che si stanno formando. Tra di loro c’è davvero di tutto, da membri dell’Azione Cattolica a catechisti, ma anche persone con percorsi particolari. Come un ragazzo di 27 anni con un titolo di studio, che dopo aver cercato lavoro e non averlo trovato, vedendo il nostro bando, ha detto: “È la mia ultima occasione; se non mi prendono lascio Napoli”.
Un’opportunità di lavoro per i giovani e una visita per cui non si paga un biglietto. “I turisti e chiunque voglia scoprire questi luoghi possono versare un contributo volontario ma non c’è una quota obbligatoria e fissa – conclude Emanuele Russo -. È anche un modo per dimostrare che le persone sono più generose di un biglietto”.
Intanto Don Federico Battaglia guarda già in avanti. “Per il prossimo futuro ho tre desideri – spiega il responsabile della Pastorale giovanile della Diocesi –. Innanzitutto vorremmo riuscire a stabilizzare la macchina che abbiamo messo in piedi. In secondo luogo mi piacerebbe che la Chiesa di Napoli nella sua interezza avesse una mentalità capace di creare delle cornici di protagonismo per i giovani. Infine, avrei il desiderio di fermarmi un attimo concretizzare qualche progetto, ad esempio con la musica”.
Idee, dove i giovani sono al centro del pensiero di don Federico e dell’Arcidiocesi.
(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da don Federico Battaglia)