11 Marzo 2022

La preghiera ci può cambiare la vita. Ma bisogna crederci sul serio

Il vescovo Paolo Ricciardi, delegato della diocesi di Roma per la pastorale sanitaria, commenta per noi quel versetto del racconto della Trasfigurazione (dal Vangelo di Luca) in cui si dice che "Mentre pregava, il volto di Gesù cambiò d'aspetto". E il nostro? La preghiera può davvero cambiarci la vita?

«Tante volte qualcuno mi dice: ho pregato ma non ho ottenuto quello che avevo chiesto. Ebbene, spesso si ottiene qualcosa di più, e di diverso. Il Signore non ci toglie la croce, ma ci aiuta a portarla». Il vescovo Paolo Ricciardi, delegato della diocesi di Roma per la pastorale sanitaria, inizia ogni sua giornata pregando. Nel suo servizio pastorale accanto ai malati e a coloro che li curano, sperimenta ogni giorno quanto la preghiera personale e comunitaria siano importanti. «È un dialogo ininterrotto con il Padre. Essere nella preghiera significa sperimentare giorno per giorno il fatto di essere amati così come siamo». In occasione della seconda domenica di Quaresima, quella della Trasfigurazione, si ferma a riflettere. «Il Vangelo di Luca dice che Gesù si trasfigura mentre prega – ricorda – ed è un po’ quello che succede anche a noi:

la preghiera ci trasfigura, ci trasforma, cambia il nostro cuore.

Come l’uomo senza il respiro muore, così anche la nostra anima senza il respiro della preghiera muore, perché le manca il rapporto intimo con il Padre, con Dio».
La trasformazione avviene dentro di noi, non all’esterno, chiarisce il presule. «A volte, ad esempio, chiediamo che una persona difficile da sopportare cambi, ma la preghiera invece ci aiuta a capire che siamo noi a dover cambiare, a diventare più accoglienti, ad avere uno sguardo più ampio che possa abbracciare tutti. Come quello di Gesù».

È proprio il suo esempio a guidarci nel pregare. «Nel Vangelo Gesù prega di giorno, di notte, prima dei momenti importanti, quando si trova sulla Croce – spiega il vescovo – ed è quello che dovremmo fare anche noi. Su questa strada ci conducono anche grandi maestri dello spirito, come sant’Ignazio di Loyola, santa Teresa d’Avila, o in tempi più recenti madre Teresa di Calcutta, che prima di iniziare ogni giorno il suo servizio in mezzo ai poveri pregava per due ore, e san Giovanni Paolo II, un vero modello, che quando si fermava davanti al tabernacolo sembrava scomparire agli occhi del mondo».

Da coltivare, dunque, è la preghiera personale, spontanea. «Dire il Padre Nostro o l’Ave Maria è certamente importante – sono ancora le parole di Ricciardi –, ma si potrebbero anche recitare senza pregare veramente». Ciò che conta davvero «è entrare in una relazione di amore e di amicizia con Dio». Di qui le varie parti di cui dovrebbe comporsi una preghiera, così come una conversazione con una persona a cui siamo particolarmente legati: «Dobbiamo lodare Dio, stare davanti a lui per quello che è; ringraziarlo per quello che ci dà; chiedere un aiuto per noi; una intercessione per gli altri; e infine chiedere perdono». Eppure, ci tiene a chiarire, non esiste un “modo giusto” di pregare. «Quando andavo in seminario, una frase che il mio padre spirituale ripeteva sempre era:

“Prega male solo chi non prega”.

E io sono d’accordo con lui». Ben venga pregare la mattina, la sera, in chiesa, a casa propria, mentre si sta in macchina fermi nel traffico. «La liturgia delle ore è così chiamata perché possiamo santificare la giornata con la preghiera in qualsiasi momento – spiega il presule –; a volte ho incontrato dei laici che erano dei maestri di preghiera molto più di tanti sacerdoti».

Ricciardi, però, preferisce pregare appena sveglio, al mattino. «Per me è importante approfittare del mattino, quando le risorse spirituali sono più libere – dice – e meditare la Parola del giorno. È anche un modo per mettere Dio prima di ogni cosa, anche prima del caffè, e iniziare con lui la giornata. Ma è bello tornare a pregare anche in altri momenti… Pensiamo a quanto tempo dedichiamo a scorrere i social, ad esempio. Se investissimo tutto quel tempo su Dio e sulla preghiera sarebbe un grande passo avanti. È un impegno che potremmo prendere tutti, per la Quaresima».

(di Giulia Rocchi – foto e video di Cristian Gennari – Agenzia Romano Siciliani)

11 Marzo 2022
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