La riconciliazione (4). Il proponimento, un “piccolo passo possibile”
Il cardinale Angelo De Donatis, Penitenziere maggiore, ci sta regalando ancora un itinerario spirituale dedicato ai lettori della rivista Sovvenire e di questo sito. Al termine dell’anno giubilare, nel corso del quale siamo stati tutti invitati a riscoprire il sacramento della Riconciliazione, ecco la quarta puntata di un percorso in sei tappe per riscoprire questo fondamentale sacramento della vita cristiana: il proponimento
“Dio ci perdona sempre anche se sa che peccheremo di nuovo”, diceva il Santo Curato d’Ars. Il suo perdono però è legato al sincero riconoscimento della nostra colpa e alla volontà di cambiare sul serio. Se no anche la nostra richiesta di perdono non sarebbe che “un gemito di vuota apparenza”. È proprio per questo che nella sua saggezza la Chiesa ci insegna che per esser vero il nostro pentimento deve essere accompagnato da un proponimento, cioè da una decisione che costituisce un vero e proprio impegno, quello di usare tutti i mezzi necessari per non ricommettere gli stessi peccati. Certo non si possono fare ipoteche sul futuro, non si può certo promettere di diventare impeccabili, ma si può decidere del presente. «Per arrivare al Signore non devi correre né camminare troppo piano: devi avere un passo costante, continuo e soprattutto sul presente; perché la stanchezza viene se pensi al passato e al futuro, mentre se cammini pensando soltanto al piccolo passo possibile che tu ora puoi fare, a un certo punto arrivi alla meta e dici: “Sono già arrivata! Incredibile, Signore, ti ringrazio!”». Così diceva Chiara Corbella Petrillo (nella foto, in uno scatto del 2012, poche settimane prima di morire n.d.r.), pensando a quei “piccoli passi possibili” che possiamo fare giorno per giorno.
Come deve essere allora un buon proponimento, quali caratteristiche deve avere? Ci aiuta il Catechismo, che non fa mai male ricordare. Il proponimento deve essere fermo, concreto ed efficace.
Anzitutto fermo. Proporsi qualcosa è un atto della volontà accompagnato dalla grazia, che è sempre bene domandare. Non posso dunque scegliere “questo” e “quello” ma o “questo” o “quello”, come ricorda Elia al popolo di Israele che voleva seguire il Signore e tenersi pure gli altri idoli: “Fino a quando salterete da una parte all’altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!” (1 Re 18, 21). Mi devo decidere, e decidersi è sempre de–caedĕre, tagliare via qualcosa…
Il proponimento poi deve essere concreto. Non ha molto senso prendere un proponimento in astratto. È questa particolare cosa che mi propongo di non fare o non dire più. Soprattutto quando mi accorgo che cado in modo ricorrente sempre negli stessi errori, riflettendo provo ad individuare quei mezzi concreti che possono rendere efficace la mia volontà. Se per esempio avessi il proposito di andare a Milano, questo diverrebbe concreto se comprassi il biglietto del treno e stabilissi la data del viaggio, mettendo da parte i soldi necessari. A volte poi l’unico modo per non farsi irretire dalla tentazione è “darsela a gambe levate”, perché, come ci insegnano i Padri della Chiesa, a volte “vince chi fugge”.
Terza caratteristica del proponimento è l’efficacia. Qui uno potrebbe obiettare che l’efficacia non può dipendere da me… Non posso essere sicuro che, nonostante la mia buona volontà, si producano gli effetti che io desidero e spero. E in parte è vero. È solo la grazia del Signore, il Suo aiuto, la Sua Parola ad essere “viva ed efficace”. Più grande però sarà la mia fiducia in questa grazia più essa potrà agire in me. Riposerò allora nella certezza che “tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore” (Rm 8, 28). “Etiam peccata”, commenta Sant’Agostino. Sarà il Signore a rendere efficaci i miei proponimenti, servendosi perfino dei miei peccati, se vi ricadrò mentre combatto “la buona battaglia della fede” (1 Tm 6,12).
+ Angelo Card. De Donatis
Leggi la prima puntata: Perché confessarsi ancora oggi?
Leggi la seconda puntata: Lasciarsi guardare da Dio: l’esame di coscienza
Leggi la terza puntata: Una puntura benefica: il dolore dei peccati