3 Dicembre 2021

La rinascita dei giovani di Ribera: dalla dipendenza alla libertà

Don Giuseppe Argento è il parroco della Chiesa Madre di Ribera (AG) e coordinatore del “Centro di ascolto e orientamento” che nella cittadina siciliana accoglie giovani e famiglie travolti da una dipendenza da droga o alcool. Tutto è cominciato, alla fine del 2020, dalla morte di due ragazzi...

«C’è salvezza sempre e per tutti, il nostro compito è quello di tenere accese luci di speranza». Parola di don Giuseppe Argento, parroco della Chiesa Madre di Ribera e coordinatore del “Centro di ascolto e orientamento” che nella cittadina siciliana accoglie giovani e famiglie travolti da una dipendenza da droga o alcool. Una piaga che nel novembre 2020 ha strappato la vita a due giovani riberesi e che quotidianamente sconvolge le esistenze di tante famiglie del posto.

«La morte del giovane Alessio, una delle vittime, ha sconvolto l’intero paese e sollecitato la comunità ecclesiale a trovare subito una soluzione per arginare questo dramma. Stando vicino ai suoi genitori – racconta don Giuseppe – ho scoperto che avevano tentato invano di inserire Alessio in una struttura di recupero a Bagheria. Pochi giorni dopo ho contattato il responsabile di quella comunità, la “Casa dei giovani”, proponendo uno spazio di primo ascolto e accompagnamento all’interno dei locali della nostra parrocchia. La proposta fu accolta positivamente e a febbraio di quest’anno abbiamo inaugurato il nostro Centro, supportato dai sacerdoti ma guidato da due figure professionali, un’operatrice sociale e una psicologa, che due volte a settimana aprono le porte a chi vuole darsi una possibilità».

Si tratta di una prima fase essenziale per

ascoltare i bisogni di giovani e famiglie,

per poi valutare l’inserimento in una delle comunità residenziali “Casa dei giovani” di Mazara del Vallo o Bagheria, luoghi dove insieme si impara a ripensare la propria vita. Una delle storie che don Giuseppe porta sempre con sé è quella di un giovane papà che, in seguito all’abuso di droghe, stava mettendo a rischio il proprio matrimonio. «In una lettera questo papà mi ha raccontato il suo passato di dolore, di brutte compagnie e del circuito infernale in cui era caduto. Dopo circa due anni trascorsi in comunità è rinato e, insieme a lui, la sua famiglia. Oggi scrive: “Stavo rischiando tutto ma sono riuscito a salvarmi, riscoprendo una nuova vita”».

Grazie alla collaborazione con il Comune e con il Servizio per le tossicodipendenze, oggi il “Centro di ascolto e orientamento” riesce a intercettare le richieste di utenti non solo di Ribera ma anche dei paesi limitrofi annessi al Vicariato. Più recentemente è stato aperto anche uno sportello di ascolto per le donne vittime di violenza, ulteriore piaga sociale su cui la comunità riberese vuole accendere una luce. «Per noi è questa la “Chiesa in uscita” che ci suggerisce Papa Francesco. È uno

sporcarsi le mani continuamente con i drammi che vivono i giovani

e le famiglie dei nostri paesi, dalle povertà materiali a quelle spirituali, dall’accoglienza dei migranti fino alla lotta alle dipendenze da sostanze stupefacenti. La “Chiesa in uscita” per noi è non è uno slogan ma vite incontrate, vissute, cambiate».

Dalla mensa Caritas che distribuisce pacchi alimentari, all’oratorio per i più piccoli che diventa spazio di crescita, svago ed evangelizzazione sino all’accoglienza di giovani migranti che nel periodo invernale raggiungono Ribera per la raccolta di olive e arance: per don Giuseppe, don Antonio e gli altri sacerdoti tutto questo si concretizza in una pastorale di prossimità. «Ho un augurio futuro e uno presente» conclude don Giuseppe. L’augurio futuro è quello di arrivare a chiudere tutti i centri di ascolto e le comunità di accoglienza perché più nessuno sarà affetto da dipendenze di questo tipo. L’augurio presente è che il nostro e altri centri di ascolto si riempiano il più possibile di ragazzi e ragazze che desiderano liberarsi da questa piaga. C’è salvezza per tutti, una salvezza che passa da tanti sacerdoti, operatori sociali, professionisti, genitori che piangono la morte di un figlio. Siamo testimoni che qui la morte può diventare risurrezione».

(testo di Ermanno Giuca – foto e video di Cristian Gennari / Agenzia Romano Siciliani)

3 Dicembre 2021
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