2 Gennaio 2023

Le campane, un patrimonio da riscoprire vivendolo

Da quindici anni nell'arcidiocesi di Milano la Federazione dei campanari ambrosiani si dedica alla valorizzazione e alla riscoperta di un mondo sonoro e culturale ricchissimo di storia e tradizioni. Una prospettiva affascinante anche per i più giovani, mossi da una grande passione.

Italia paese dei mille campanili. E di altrettante campane, ognuna diversa dall’altra e con una storia a sé stante. La modernità, però, le ha omologate, a causa dell’elettrificazione che ha reso i suoni praticamente uguali. “Ed è un peccato, perché i sistemi di suono manuale ed elettrificato possono coesistere. La nostra associazione è nata il 7 dicembre del 2008: quel giorno ci ritrovammo alla Basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, per suonare manualmente le campane e da lì è nata l’idea di recuperare una tradizione che rappresenta un nostro patrimonio storico”, racconta Corrado Codazza, presidente della Federazione dei campanari ambrosiani, associazione senza scopo di lucro che conta oltre 50 iscritti, molti giovanissimi. “Sono iscritto alla Federazione da ormai 7 anni ma il mio amore per le campane è ancora più antico: sin da quando ero un bambino mi piaceva sentirle suonare”, racconta Alessandro Cucchi, diciannovenne di Milano iscritto al corso universitario di Agrotecnologie per l’ambiente e il territorio presso l’Università Statale di Milano e oggi nel Consiglio direttivo dei Campanari ambrosiani.

Un patrimonio da salvare

Uno dei propositi della Federazione è quello di sensibilizzare alla cura del suono manuale, anche se spesso risulta difficile. “Purtroppo, non si sono conservati molti sistemi manuali e, dove li troviamo, cerchiamo di convincere il sacerdote a non rimuovere le corde o le tastiere. Non siamo però contro l’elettrificazione, chiediamo soltanto di mantenere entrambi i sistemi. In alcuni casi abbiamo avuto delle resistenze da parte dei preti, ma in generale c’è stato un diffuso entusiasmo”, evidenzia Codazza. Non mancano i casi meritevoli in alcuni luoghi di culto storici, come l’abbazia di Chiaravalle, appena fuori Milano, o Sant’Ambrogio, che hanno campanili ancora suonabili manualmente. “È difficile fare una stima dei campanili col doppio sistema, ma di sicuro si può dire che ci sono aziende che tolgono le corde perché sostengono che intralcia e non è vero”, rimarca Codazza. Un peccato, perché la storia di un territorio si percepisce anche dalle campane: infatti, così come in alcune zone della Lombardia e nel Canton Ticino viene celebrata la messa con il “rito ambrosiano”, così esiste anche la campana ambrosiana. “Viene montata su un ceppo, una struttura che funziona anche come contrappeso e che permette di suonarla non con dei rintocchi a caso, ma formando delle vere e proprie scale musicali. Questo sistema permette di suonare anche campane di notevoli dimensioni: viene fatta ruotare la bocca di 180 gradi e trattenuta in alto, portandola nella posizione a bicchiere. Da lì emette due rintocchi nella discesa: il primo, ruotando di 330 gradi, e il secondo procedendo sulla strada di ritorno. Un sistema unico rispetto al resto d’Italia”, sottolinea Codazza.

I progetti

Salvare e far conoscere. Tra i progetti della Federazione dei Campanari ambrosiani ci sono anche il censimento delle campane ancora suonabili manualmente e l’idea di farle conoscere anche a chi non le ha mai viste da vicino. “Svolgiamo attività simili presso molte chiese e campanili, come al Casoretto (il quartiere alle spalle di piazzale Loreto a Milano, ndr), dove programmiamo una vera e propria visita guidata in Chiesa, dotata non solo di corde ma anche della tastiera per il suono di festa”, evidenzia Codazza.

Una passione nata sin da piccoli

A muovere tutte queste attività è soprattutto la passione. “È successo tutto quando ero bambino: quando giravo con la mia famiglia ero sempre elettrizzato, volevo sentirle fin quando non suonavano e se non le sentivo, cercavo proprio i campanili. Più avanti, alle scuole medie, ho approfondito questa passione e mi sono iscritto alla Federazione, grazie a un’amica di famiglia”, racconta Cucchi. Ma cosa significa per un diciannovenne suonare le campane in modo manuale? “La trovo un’arte: il mestiere del campanaro è ormai un mestiere in disuso, è un modo per giocare con le emozioni, non è la stessa cosa di suonarle in modo elettrico. Se le suoni in modo manuale sei tu che lo fai con le tue forze, rendendo il risultato unico. Il concerto di campane è come le persone: ognuno è diverso dall’altro”, sottolinea Cucchi. Infatti, sono possibili diverse tipologie di concerto: c’è la distesa, il semplice dondolio delle campane, che può essere svolto da una sola persona ed è a cadenza giornaliera, e il concerto vero e proprio, usato nelle giornate di festa. Scoprire le campane vuol dire anche scoprire un territorio. Come sottolinea Cucchi, “sono state tante le scoperte di questi anni, tutte quante interessanti: per esempio in provincia di Milano ci sono tanti campanili che hanno il doppio sistema ma quello che ricordo con più piacere è quello della parrocchia di Rosate, nella bassa Milanese, dove a febbraio di quest’anno è stato ripristinato il sistema con le corde. E pensare che soltanto dieci anni fa era stato ripristinato il suono a tastiera”. Una riscoperta che riporta alla luce un pezzo della nostra storia.

di Lucio Palmisano

2 Gennaio 2023
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