22 Dicembre 2022

Nell’isola dove ci si riscopre fratelli. Nonostante le sbarre

La casa di reclusione di Porto Azzurro ospita meno di trecento detenuti per pene definitive. Si trova all’Isola d’Elba, che durante i mesi invernali conta trentamila abitanti. Don Francesco Guarguaglini, parroco sull’Isola da diversi anni, ora a Capoliveri, è anche il cappellano del carcere.

Mario – il nome è di fantasia – è uscito dal carcere per la prima volta dopo venticinque anni. «Gli euro non li avevo mai visti né tenuti in mano», ha detto durante il suo primo permesso fuori. Sandro – anche questo non è un vero nome – ha invece compiuto da poco cinquant’anni e ricevuto la prima busta paga della sua vita. «Mi sembra di essere rinato – ha raccontato –. Non ero mai stato lucido in tutti questi anni, ma sempre sotto l’effetto di qualche sostanza. Per la prima volta mi sento presente a me stesso». Giovanni, invece, ha 47 anni: la maggior parte li ha passati dietro le sbarre e ancora ne ha parecchi da scontare, ma si sente «libero perché amato». La casa di reclusione di Porto Azzurro ospita meno di trecento detenuti per pene definitive: una fortezza spagnola del Seicento in cima a un promontorio, difficile da raggiungere se non con mezzi propri, circondata da mura. Eppure vive di continui scambi con l’Isola d’Elba, dove si trova, con i suoi trentamila abitanti durante i mesi invernali. Lo racconta don Francesco Guarguaglini, cappellano del carcere e parroco sull’Isola da diversi anni, prima a Santo Stefano delle Trane, poi a Porto Azzurro, ora a Capoliveri.

«Nel carcere ci sono detenuti per i reati più vari – spiega –. Alcuni stavano già qui quando sono arrivato, più di dieci anni fa. Altri sono entrati dopo. Nelle diverse parrocchie in cui ho prestato servizio ho sempre cercato la condivisione, promuovendo momenti di incontro, testimonianze e invitando i parrocchiani a dare una mano». Uno scambio che arricchisce gli uni e gli altri. «Le cose per i detenuti cambiano quando riescono a riconciliarsi con se stessi – spiega il sacerdote –. Lì celebro la Messa la domenica, poi ogni settimana abbiamo un momento di catechesi con anche le prove del coro e i colloqui personali. È il Vangelo che li aiuta a cambiare. Si accende una scintilla, una luce divina, che a tanti fa vedere la vita con occhi diversi, come non l’avevano mai guardata. Certo, è un cammino fatto di alti e bassi, per tutti le tentazioni ci sono sempre. Ma mi piace sottolineare il positivo che c’è nel carcere… Anche in un mondo così distratto, secolarizzato e materialista, il seme può cadere nel terreno buono. Questa certezza dà speranza e fiducia».

La frequentazione e condivisione con tanti detenuti diventa vero rapporto di amicizia. Quando escono per i primi permessi, è don Francesco ad andare a prenderli e accompagnarli in giro per Porto Azzurro o fino a Porto Ferraio – il centro più grande dell’Elba –, a mostrare loro i negozi e le fermate degli autobus, a pranzare con loro. Con il sacerdote ci sono spesso i volontari del Rinnovamento nello Spirito, guidati da Giusy Cilluffo. «In questi anni abbiamo preparato tanti detenuti a ricevere il sacramento del Battesimo e della Cresima – racconta la catechista –. Facciamo anche accompagnamento spirituale, perché in carcere ci sono uomini che arrivano con storie difficilissime alle spalle, e attraverso la fede riescono a scoprire il senso della propria vita. Quando hanno i permessi per uscire, viviamo con loro dei momenti di fraternità, delle belle occasioni che li aiutano a capire che è possibile vivere in pace e in armonia. Talvolta si uniscono a noi anche i familiari che li vengono a trovare».

Famiglie per le quali è spesso difficile visitare i parenti, perché non è semplice raggiungere il carcere dal “continente”, come sull’Isola chiamano la penisola italiana. Ha cercato di risolvere questo problema l’Associazione Dialogo, fondata da Licia Baldi, da oltre trent’anni presente nel carcere di Porto Azzurro. Una realtà impegnata in varie forme di assistenza ai detenuti della casa di reclusione, fra le quali quella di fornire oggetti di uso quotidiano che spesso i carcerati non possono procurarsi. I commercianti e gli abitanti dell’Elba rispondono con generosità. L’associazione ha anche realizzato una struttura per accogliere le famiglie che vogliono fare visita ai propri cari che si trovano in carcere; pure diverse parrocchie mettono a disposizione alcune stanze per ospitarli.

Giulia Rocchi

22 Dicembre 2022
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