21 Dicembre 2021

Viaggio nella preghiera, terza tappa. Perché pregare?

Prosegue il nostro viaggio in cinque tappe alla scoperta degli elementi essenziali del rapporto con Dio, in compagnia del vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis. Perché pregare? "Perché ci accorgiamo di non bastare a noi stessi".

Perché abbiate la vita” (Gv 10,10)

Angela da Foligno, una mistica medievale, diceva che “pregare significa raccogliere in unità la propria anima e inabissarla nell’infinito che è Dio”. Mi sembra che qui ci sia la sintesi di quell’atto così umano e così divino che è la preghiera: il bisogno intimo di trovare l’unità di se stessi e, contemporaneamente, di

attingere a quel serbatoio infinito di amore che dà al mio essere la ragione per esistere.

Perché, in fondo, pregare se non perché ci accorgiamo di non bastare a noi stessi, di avere tante domande e poche risposte, tanti dubbi e poche certezze, tanti bisogni, prove, sgomenti e paure, tanta fame e sete di qualcosa da cui ci sentiamo sfiorati, ma che non possiamo afferrare mai completamente? Noi preghiamo per cercare un compimento e, a volte, “nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26) ed è Dio stesso a donarci il suo Spirito che spinge la barca a vela della nostra vita verso un approdo che ci si svela poco a poco. “Noverim me, Domine, noverim Te!” esclamava Sant’Agostino. Conoscermi in Colui dal quale sono conosciuto, e conoscere Lui, il Suo Amore, scoprire così il mio senso e il mio fine, il perché del mio vivere e morire. Incontrarmi con Colui che è con me dappertutto, che mi è intimo più del mio intimo, come Ospite dolce che accompagna ogni possibile solitudine e tristezza. Pregare per ri-conoscermi e ri-conoscerLo, in un intreccio fecondo di grida, nostalgie e silenzi, di ricerca e di attesa, di lacrime e gioie. Pregare per alzare le antenne della mia finitudine verso l’infinito e

accostare l’orecchio dell’anima origliando al cuore di Dio.

Perché un bimbo cerca il petto della madre? Perché in quel contatto succhia la vita, in quella relazione si scopre e si costituisce nella sua identità, in quel linguaggio segreto e personalissimo impara ad esistere, si sente accudito e custodito, in quell’intimità si rafforza per tutte le battaglie che non gli saranno risparmiate, ma che saprà combattere perché è stato a lungo in quell’abbraccio.

Angelo Card. De Donatis

 

Leggi la prima tappa: “Quando pregate dite: Padre

Leggi la seconda tappa: “Quando pregare? Sempre!”

21 Dicembre 2021
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