4 Marzo 2024

Acquaformosa e le piccole cose

Acquaformosa è un piccolo paese in provincia di Cosenza, di cultura "arbëreshe" e rito greco-bizantino. Lì c'è un patrimonio di relazioni, bellezza, sapori e speranze che si conserva soprattutto grazie alla passione della comunità parrocchiale di San Giovanni Battista e del suo parroco. Il video di Giovanni Panozzo ce ne restituisce un generoso assaggio.

“Qui la parrocchia ha fatto e continua a fare da locomotiva, perché dà un uno stimolo e un esempio concreto di come, se ci crediamo tutti, possiamo rimanere nella nostra terra e valorizzare tutto il bello che c’è”.

Padre Raffaele De Angelis è il parroco della comunità di San Giovanni Battista ad Acquaformosa, piccolo centro in provincia di Cosenza, in Calabria. Un paese di nemmeno mille abitanti nato tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, quando un gruppo di profughi albanesi in fuga dall’invasione turca dei Balcani è arrivato tra le montagne della Calabria. Qui, nel paese che deve il suo nome a un’esclamazione di Irene Castriota, pronipote dell’eroe nazionale nella lotta contro i Turchi Giorgio Castriota Scanderbeg (“Che acqua formosa”, bella in arbëreshe avrebbe detto bevendo l’acqua della frazione Badia), i rifugiati hanno portato le loro tradizioni, la loro lingua, l’arbëreshë e anche la loro liturgia, che si è mantenuta fino ad ora.

La parrocchia di San Giovanni Battista, infatti, fa parte dell’Eparchia di Lungro, una delle due diocesi di rito greco-bizantino in Italia. Qui, all’interno del Parco Nazionale del Pollino, in una zona a forte rischio di spopolamento e ad alto tasso di emigrazione, Padre Raffaele ha avviato insieme ai suoi collaboratori una serie di progetti, tra cui un B&B parrocchiale, che hanno mantenuto viva Acquaformosa, dando anche lavoro a diciotto persone. “Padre Raffaele è una persona che guarda il piccolo, non guarda le grandi cose – spiega Angela, una delle persone coinvolte – perché si inizia dalle piccole cose per fare delle grandi cose. E le piccole cose sono proprio questo: un centro per bambini con bisogni educativi speciali (dove Angela lavora come operatrice n.d.A), una struttura che accoglie gli anziani, una pizzeria dove poter trascorrere una serata tra amici, visto che in questo paese non c’era nemmeno una pizzeria”.

Nel ristorante parrocchiale, aperto nell’aprile 2022 e chiamato SaporiDiVini, oltre alla pizza si possono gustare piatti della cucina locale come le shëtridhlat, un tipo di pasta, accompagnata da prodotti locali. Nella struttura, ricavata da un edificio di proprietà della parrocchia usato in passato come sede di una comunità per minori e che attualmente può ospitare 40 persone, 70 con i posti all’aperto d’estate, lavora il trentacinquenne Gerardo De Mari. Lui, a differenza di Angela, non ha scelto di rimanere, ma di tornare. Cresciuto a Cerchiara di Calabria, ma figlio di un uomo di Acquaformosa, stabilitosi nel paese dopo essere andato in pensione, dal 2013 al 2020 Gerardo ha vissuto e lavorato in Francia, a Lourdes, occupandosi di accoglienza e ristorazione tra gli altri per UNITALSI. Durante il lockdown, a causa delle restrizioni, è dovuto rimanere ad Acquaformosa, dove ha conosciuto Padre Raffaele, iniziando anche a dare una mano nella comunità. Poi a inizio 2022 l’offerta di occuparsi della nascita del ristorante parrocchiale, accettata da Gerardo. “L’incontro con Padre Raffaele mi ha cambiato la vita – dice l’uomo, che ha studiato a Milano e a Potenza – perché mi ha insegnato che, se si vuole, si può sbocciare ovunque. Ad esempio, la stella alpina cresce nel posto più impensato per un fiore. Un terreno può essere fertile solo se ti sai davvero affidare”.

E Padre Raffaele il terreno l’ha coltivato, non solo con SaporiDiVini e con il centro per bambini con bisogni educativi speciali, ma anche con l’asilo parrocchiale, che la comunità di San Giovanni Battista ha cominciato a gestire dopo l’addio delle religiose che lo avevano voluto per evitare che i bambini lasciassero Acquaformosa. Un’attenzione continua, per una comunità che sta rinascendo grazie all’aiuto della parrocchia.

“È un’unica liturgia quella che cerchiamo di vivere insieme – conclude il parroco – che parte al mattino sull’altare e che poi durante la giornata raggiunge le case e le esigenze di tutti, grazie innanzitutto proprio ai progetti caritatevoli che stiamo costruendo.”

(di Roberto Brambilla – foto e video di Giovanni Panozzo)

4 Marzo 2024
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