Perché sulla collina di Reggio Calabria splenda il sole
Da Arghillà, periferia nord di Reggio Calabria, da tempo è partito un itinerario di riscatto del territorio e liberazione dalla malavita, scommettendo sull'amore per le proprie radici, sulla valorizzazione della bellezza e del patrimonio storico e soprattutto sulla bontà delle persone. L'anima di questo desiderio di far rete e unire le forze, è stato don Francesco Megale, insieme a tanti altri...“Arghillà”. Il suo nome dal greco si presta a due possibili interpretazioni: posto “frequentato da capre” oppure luogo “difficile da raggiungere”, che poi in fondo non cambia molto.
Siamo nella periferia nord di Reggio Calabria: Arghillà è un quartiere nato negli anni ‘80 e divenuto ben presto terra di nessuno, ghetto abbandonato all’incuria e all’illegalità. Eppure, per la bellezza paesaggistica, era conosciuto come un “balcone sullo Stretto di Messina”, e per la sua vocazione vitivinicola e agricola. Qui per volere di don Francesco Megale, classe 1971, negli anni in cui era stato parroco di S. Aurelio Vescovo in Arghillà (dal 2007 al 2016) era nata la cooperativa sociale Collina del Sole (2011), nell’ambito del progetto Policoro, per offrire servizi alla persona, opportunità lavorative e riscatto sociale. L’intento era quello di dare gambe alle aspirazioni e alle capacità di un gruppo di dieci giovani (alcuni laureati, altri laureandi e qualcuno disoccupato) che avevano sperimentato i disagi e i limiti di quella zona, ma che non avevano perso la fiducia nelle sue grandi potenzialità. Insomma un’alternativa al degrado non solo ambientale.
La Collina del Sole
“La nostra realtà – dichiara la presidente della cooperativa sociale Collina del sole, Mariella Quattrone – è frutto di un’attenta analisi del territorio, che pure dal punto di vista urbanistico presenta due aree distinte: a sud villette residenziali, cooperative e alloggi popolari, a nord essenzialmente immigrati ed extracomunitari, clandestini e irregolari, gruppi rom, con un forte tasso di dispersione scolastica e di disoccupazione, terreno fertile per la criminalità organizzata giovanile. Anzi, non solo giovani, ma preadolescenti che riconoscono come unica maestra la strada e i gruppi criminali. La zona nord di Reggio Calabria è segnata da varie forme di devianza minorile – continua la presidente – , dalla dispersione scolastica dei ragazzi rom, dalla prostituzione e dal traffico di droga, da una forte mancanza di infrastrutture e servizi socioeducativi, dalla presenza di famiglie che versano in una condizione economica drammatica, da cui nascono incapacità genitoriali e educative, ma anche da disabilità non dichiarate di minori destinati ad un percorso di vita difficile. La nostra cooperativa cerca di mettere in rete i centri diurni presenti nel territorio della zona nord del Comune di Reggio Calabria. È operativo, infatti, un protocollo d’Intesa per la realizzazione di attività socio-educative per minori, sostegno e accompagnamento per le famiglie, siglato nel 2023 tra la stessa cooperativa e l’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, il tribunale dei minorenni di Reggio Calabria e la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Sono coinvolti minori destinatari di provvedimenti giudiziari civili e penali, alcuni dei quali già vittime di abusi e maltrattamenti. Si punta a recuperare e potenziare le capacità dei beneficiari, garantendo l’acquisizione di competenza e autonomia, in modo da aiutarli a sentirsi “inclusi” in contesti sani nella Comunità di appartenenza. Dalla parrocchia di Arghillà, dove è nata, la nostra cooperativa, con la collaborazione dell’Azione cattolica di Gallico, si è spinta anche più a nord, fino alla zona di Catona”.
“Arghillà sembrava avesse concentrato tutte le povertà di Reggio Calabria – spiega don Francesco Megale, che dal 2021 è Vicario episcopale per la carità, i problemi sociali e il lavoro – e negli anni in cui sono stato parroco non esistevano servizi o realtà associative. Anche l’integrazione era una nota dolente: molte famiglie si rifiutavano di far frequentare ai propri figli classi con presenze di rom o extracomunitari. Ma una comunità viva di giovani – alcuni catechisti come la nostra Mariella Quattrone, o scout -, ha consentito di raggiungere questi risultati. Lo spopolamento rimane una nota dolente, ma noi vogliamo farli restare qui, a valorizzare le potenzialità del territorio. In fondo evangelizzare è questo: mai separare il contesto sociale dal Vangelo, educare alla cultura del lavoro. Spesso la Chiesa supplisce alle carenze delle istituzioni proprio perché è più vicina ai problemi della gente. Il lavoro restituisce dignità e oggi il quartiere comincia ad assumere un altro volto. Certo, vivendo in Calabria si paga lo scotto delle difficoltà e dei ritardi economici, della lentezza burocratica, di una mentalità talvolta segnata da gelosie e invidia. Ma la nostra certezza è che nella dottrina sociale della Chiesa la persona si realizzi pienamente e collabori con Dio all’opera della creazione”.
Col sudore della fronte
La cooperativa svolge anche attività artigianale e agricola. Produce olio d’oliva sui terreni dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, terreni che prima erano esclusivamente adibiti ad ortaggi. L’attività artigianale consiste nella produzione di manufatti di varia natura: oggetti in miniatura, utensili, vasi, souvenir, icone, bomboniere, complementi d’arredo, realizzati in modo prevalentemente artigianale, con l’applicazione di tecniche antiche che incontrano l’innovazione nella decorazione.
Lavorazione del legno, decorazione del vetro e della ceramica, produzione di oggetti con la buccia d’arancia essiccata e con i tralci di vite: l’estro e la fantasia hanno carta bianca. Attualmente l’attività agricola svolta dalla Cooperativa prevede colture arboree ed erbacee, per lo più ortive: pomodoro da mensa e da industria, melanzana, peperone, lattuga, zucchine, meloni, ecc.
La cooperativa Collina del Sole è pronta per avviare attività a scopo didattico/sociale, divenendo un vero e proprio laboratorio di socialità e crescita integrale, per gruppi organizzati, scuole e famiglie attraverso l’individuazione di specifici e innovativi percorsi educativi. Il desiderio è quello di far nascere, nella comunità, la consapevolezza che l’attività svolta rappresenta una risorsa e una ricchezza per lo sviluppo locale.
“Speriamo di continuare quest’opera meritoria e rinsaldare i legami di collaborazione con enti pubblici e privati, con le scuole, le cooperative e altre agenzie educative – conclude don Megale -. Oltre al centro diurno per minori si sta lavorando alla comunità per ragazze madri e donne in difficoltà. Ci preme dare speranza ai giovani, perché la parola disagio o marginalità non sia più l’ultima”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Francesco Megale e dalla cooperativa Collina del Sole)